L’arroganza dei saccenti a Cinque Stelle

 In POLITICA

Uno le prova tutte per cercare di trovare qualcosa di positivo nella variopinta compagine parlamentare che grazie ai voti racimolati da Beppe Grillo è piombata in Parlamento.

Le provo tutte – lo giuro – a cercare di comprendere se in mezzo a queste persone, al di là della rabbia, dell’utopia e del qualunquismo, possa esserci un varco attraverso il quale la buona politica possa penetrare e dare al Paese la speranza di un cambiamento.

Ma dopo che leggi le dichiarazioni di Serenella Fucksia, che già all’inizio della legislatura si era fatta notare per non voler salutare l’onorevole Bindi, ti cadono veramente le braccia, se non qualcos’altro!

Possibile che una donna giovane come questa esponente pentastellata, quarantasette anni da poco compiuti, non riesca a comprendere che c’è una profonda differenza fra l’insulto razzista di Calderoli e qualunque confronto con un animale si possa fare?

Possibile che non comprenda (e noto che oggi anche il Giornale di Sallusti strumentalmente compie tale analogia) il Caimano per Berlusconi, il Cinghialone per Craxi, il Coniglio Mannaro di Forlani, non si riferivano di certo al colore della pelle di questi politici?

Possibile che la storia dell’umanità, delle segregazioni razziali, della guerra civile americana, del colonialismo sia così sconosciuta a questi politici a Cinque Stelle che riducono le loro idee a mera contabilità di rimborsi, scontrini e brioche?

Possibile che una donna di nemmeno cinquanta anni e che è un medico sia così ignorante da non capire che confrontare una persona nera a un primate è la prima espressione storica di razzismo?

Possibile che non comprenda che se Calderoli l’avesse confrontata – che so – a un istrice, a un porcospino, non sarebbe proprio successo nulla perché si sarebbe pensato a una metafora per esprimere una critica politica, mentre confrontare un nero ad una scimmia è per definizione razzismo?

Possibile che per il Movimento Cinque Stelle tutta la politica si riduca a casta, finanziamenti pubblici, inciuci e non possa volare alto su questioni di principio più elevate?

Possibile – infine – che il primo partito per voti sul territorio nazionale non abbia trovato nessuno, dico nessuno, dal loro leader, portavoce e guru, all’ultimo dei consiglieri circoscrizionali di un comune, che abbia preso carta e penna e abbia vergato alle agenzie una qualunque nota di solidarietà verso il Ministro per l’Integrazione e soprattutto verso la persona, la donna, Cécile Kyenge?

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