Magna Grecia
C’e una cosa che spesso (anzi quasi sempre!) mi racconta chi va a visitare per la prima volta la mia terra ed è la sorpresa di non trovare soltanto il mare! Probabilmente anche questo stupore è dovuto all’amnesia dei nostri concittadini che in altri campi è assai più comune ma che evidentemente colpisce persino le conoscenze acquisite durante le elementari. Solo così mi spiego infatti la meraviglia di chi parte per rilassarsi una settimana al mare e poi si trova in un’isola che non soltanto non è “solo” mare ma è anche montagna, parchi naturali e soprattutto un concentrato di arte e architettura che probabilmente non ha eguali al mondo. E non dico questo perché la Sicilia è la mia isola alla quale sono così legato da provare una nostalgia profonda: è che la Trinacria, per la sua posizione nel Mediterraneo, è stata (e in certa misura lo è ancora oggi) il crocevia di flussi migratori che hanno lasciato nella nostra cultura e nella nostra società un radicamento profondo e un lascito artistico e culturale di enorme portata. Abbiamo avuto invasioni di ogni tipo e ciò si riflette nell’arte, con splendidi barocchi e magnifici mosaici; nella società, zeppa di cognomi che rivelano ogni tipo di eredità e di capelli biondi e occhi chiari in mezzo al caldo del Mediterraneo; nella vita quotidiana, con la burocrazia borbonica e l’atavica insofferenza alle regole.
Fra i lasciti delle popolazioni antiche più importanti non credo si faccia torto alle altre se si definissero quelli degli antichi greci i più importanti dell’antichità. E in particolar modo il Parco della Valle dei Templi di Agrigento, del quale avevo parlato nel luglio del 2010 e la cui visita molte speranze per una viva rinascita della mia Sicilia mi fece provare.
Il primo impatto, risalendo con la navetta fino al Tempio di Giunone, è veramente emozionante: il Canale di Sicilia sullo sfondo fa da naturale cornice a questi grandi edifici dell’antichità, conservati intatti fino ai giorni nostri. Tra alberi di ulivi e viottoli sterrati si ergono le rovine del tempio intitolato alla sovrana dell’Olimpo, il Tempio di Hera Lacinia, che ha suscitato immediatamente la curiosità della nostra piccola escursionista alle prese con uno dei suoi primi viaggi!
Protetta dal caldo infernale che a luglio caratterizza la mia isola, anche Elisa si è divertita a sgranchirsi correndo tra gli alberi, sorridendo felice per quella gita.
Il percorso che dal Tempio di Giunone porta al gemello, il Tempio della Concordia, è tutto caratterizzato dai resti dell’antica città di Akragas, città fondata oltre cinque secoli prima della nascita di Cristo e che è giunta ai giorni nostri in condizioni di eccezionale conservazione.
Una piccola sosta sotto un albero per la nostra piccola viaggiatrice e quindi via, a conoscere da vicino lo stupendo Tempio della Concordia, tra i monumenti più belli che sono rimasti dall’antichità e che ovviamente attira l’attenzione maggiore, nonostante nella Valle dei Templi vi siano una decina di templi (o di resti) realizzati dagli antichi abitanti di Akragas.
Da qualunque angolazione lo si guardi, sia che lo si riprenda con un grandangolare o con una lente più “stretta”, il tempio appare stupefacente e passa quasi in secondo piano che laggiù, sullo sfondo, la nuova città, Agrigento, veda un’edificazione massiccia anche troppo vicina alla stessa area archeologica.
Non mancano le guide per chi vuole approfondire i dettagli del grande tempio greco così come non manca occasione per bambini più piccoli e meno interessati – fino ad allora! – alla cultura di riposare a due passi dalle necropoli.
Se il Tempio della Concordia è certamente il più impressionante fra quelli rimasti non sono meno spettacolari i resti degli spettacolari templi di Eracle e di Castore e Polluce che possono osservarsi sul finire del percorso.
L’azzurro intenso del cielo sta per lasciare il posto all’abbagliante luce di mezzogiorno ma si fa ancora in tempo a realizzare qualche scatto del tempio dedicato all’eroe dalla forza immensa della mitologia così come ai resti di quello che onorava i Dioscuri e alla necropoli.
Il nostro breve tour dei templi ormai era prossimo alla conclusione: il sole, che a luglio ad Agrigento non è certo tenero, cominciava a scaldare tutto e tutti. La bambina cominciava a dare evidenti segni di fastidio sul passeggino e – avendo da poco scoperto che bastavano un paio di braccioli per stare a galla – preferiva nettamente la spiaggia dorata di Porte Empedocle alle passeggiate tra i templi dell’antica Magna Grecia.
Tuttavia si rimase un altro po’ a godersi al fresco degli ulivi questo “spettacolo” costruito dall’uomo nell’antichità, rimanendo sbalorditi per quanta bellezza ci fosse in fondo alla nostra isola: ed è soltanto un tassello di quel meraviglioso mosaico dell’umanità che chiamiamo Sicilia.