Distrazioni reali
Mentre i sudditi di Sua Maestà Elisabetta II sono tutti in trepidazione per la prossima venuta al mondo del bebè reale, il figlio o la figlia di Guglielmo e Caterina, duchi di Cambridge, il Governo di Sua Maestà si straccia le vesti contro la Corte di Strasburgo che ha chiesto a Londra di rivedere la propria legislazione in tema di condanna all’ergastolo che – in talune circostanze – non può mai essere cambiata.
Lo raccontava ieri sul suo blog Enrico Franceschini, corrispondente da Londra per Repubblica.
“Sono molto deluso da questa risoluzione e in completo disaccordo con essa”, afferma il premier David Cameron. “Per i reati più gravi deve esserci la sicurezza che il condannato morirà in carcere”, concorda l’ex-ministro degli Interni laburista David Blunkett. “Sono disgustato”, commenta il padre di Fiona Bione, una giovane poliziotta il cui omicida, Dale Cregan, un violento pregiudicato a lungo ricercato, è stato condannato appunto il mese scorso all’ergastolo “without parole”, ovvero senza possibilità di chiedere il rilascio. Il Daily Telegraph titola a tutta prima pagina: “L’Europa sta dalla parte dei killer”. E i tabloid popolari pubblicano le foto di tutti i condannati alla prigione a vita, criminali come Peter Sutcliffe, detto lo Squartatore dello Yorkshire, e Ian Brady, chiamato il Mostro di Moors, con i reati commessi da ognuno per un totale di “155 vittime”, come nota il Daily Mirror.
Reazioni che fanno venire la pelle d’oca da questa parte del Continente, dove spendiamo sempre molte energie per spiegare che compito della collettività non è punire per vendicare, e quindi una punizione, ma la pena da scontare ha come funzione quella di tentare di recuperare il detenuto alla società. La ragione di ciò è ovviamente intrinseca nella vocazione laica a contribuire tutti al progresso e al benessere civile, concedendo sempre un’altra possibilità a coloro che si riescono ad emancipare dai comportamenti criminali che prima avevano.
Una condanna all’ergastolo senza possibilità di rilascio è una condanna a morte, soltanto differita nel tempo. E così come la condanna a morte è – in forza di diritto – spropositata perché si tratta di una pena perfetta (la morte appunto) comminata da una giustizia per definizione imperfetta (in quanto umana), dato che ancora non si è riusciti a resuscitare nessuno, l’ergastolo a vita senza rilascio non è altro che una sfumatura della stessa condanna a morte, una condanna ora per allora.
Colpisce che il giorno dopo queste reazioni inglesi il Papa abbia eliminato dal codice penale canonico proprio la pena dell’ergastolo che ovviamente strideva ancora di più con le fondamenta stesse della religione cristiana, nella quale il perdono è fulcro e centro della Fede.
Nel frattempo, sempre nell’isola di Elisabetta II, il governo inglese decide di privatizzare la mitica Royal Mail, un provvedimento decisamente di destra perché sottrae al pubblico, e quindi al concetto stesso di bene comune, il servizio di gestione della nostra corrispondenza.
Gli uffici postali – per ora – rimarranno in mano pubblica, mentre a essere privatizzata sarà solo la società che si occupa di distribuzione e trasporto della posta.
Magari dopo la sbornia della nascita reale, che sia il fortunato erede o la principessina futura regina, un bambino che non dovrà fare mai nulla se non occuparsi di tagliare nastri e imparare a menadito la posizione delle forchette e dei coltelli ai banchetti, i sudditi di sua Maestà, dall’alto della loro supponenza, si potrebbero interrogare se è proprio questo il modello di società che vogliono per il futuro dei loro bimbi o se magari – dall’altro lato della Manica – ogni tanto qualcosa la indoviniamo pure noi.
D’altronde le privatizzazioni e le liberalizzazioni della Thatcher mi sembra non siano state soltanto oro ma anche un grande massacro sociale.
Ignorantia Historiae non excusat.
p.s. per inciso: il sub appalto che le poste italiane compiono ai privati ha comportato una qualità del servizio decisamente scadente per gli utenti, anche se avrà probabilmente risanato i conti dell’azienda. Quando entrano i privati però la logica cambia, perché giustamente essi sono mossi dal profitto. E se una “rotta” non è profittevole allora semplicemente si taglia, a prescindere dal diritto di quell’individuo di vedersi recapitata la propria letterina o il proprio pacco.