I progetti nel cassetto

 In POLITICA

Il prof. Vaciago, docente di Politica Economica alla Cattolica di Milano e spesso ospite dei talk show televisivi, ha spiegato mercoledì sera – su Radio Capital – cosa significa la flessibilità concessa dall’Unione Europea al nostro Governo.

Ha utilizzato le parole che adopererebbe un maestro con i suoi scolari di terza elementare e non sarebbe potuto essere più chiaro. Dunque l’UE ci ha dato una pacca sulla spalla, ci ha detto “bravi, siete stati in grado di fare i compiti a casa e quindi avrete un premio“.

Mentre i nostri principali organi di informazioni si sono affrettati a quantificare l’entità del premio, che Vaciago stima persino intorno a 7 miliardi, nessuno ha compreso che vi era una condizione indispensabile al finanziamento di questo tesoretto e cioè che venga speso per progetti utili per il futuro, non abbassando senza criterio la pressione fiscale o mettendo qualche euro in busta paga tout court.

Il problema che pone l’economista è semplice: ci sono nel cassetto del Governo i progetti per il futuro oppure no?

In altre parole esiste una politica economica in grado di disegnare un modello di sviluppo sostenibile che parta da questi 7 miliardi di euro in deficit che possa quindi generare ROI, ritorni di investimento, alla collettività nel futuro, in termini di creazione di nuovi posti di lavoro e di maggiori servizi per la collettività?

Il timore che Vaciago ha – tutt’altro che infondato data la nostra storia recente – è che si privilegino gli interessi di alcuni, spesso pochi, a scapito delle future generazioni e dei futuri anziani (conflitto di interesse del sottoscritto!).

Ecco se anziché soffermarci sui valori assoluti, che siano 4, 5 o 7 i miliardi poco importa, e badassimo maggiormente a cosa vogliamo realizzare in maniera tale da produrre dei volano per l’economia futura forse sarebbe cosa opportuna (è così che in teoria una spesa in deficit si trasforma in un attivo).

Che poi sarebbe lo scopo di qualunque Governo in qualunque parte del mondo sviluppato, quello di pensare alla politica economica di un Paese, anziché la redistribuzione degli spiccioli a pioggia.

 

p.s. per inciso sottoscrivo l’auspicio del professore. Meglio restare aggrappati alle Alpi che andare alla deriva nel Mediterraneo, verso Egitto o Libia … (come ha risposto Vaciago alla domanda di Zucconi su un’eventuale uscita dalla moneta unica da parte del nostro Paese, come perorato da primo partito alla Camera sul territorio italiano!)

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