I cugini francesi
Come avranno capito i quattro gatti che leggono questo blog, sono rientrato ieri notte in Italia dopo aver trascorso una settimana in Provenza, scarrozzando la famiglia fra le bellezze della provincia transalpina.
A nemmeno cento chilometri dai luoghi che ho visitato vi era la cittadina francese di Montpellier, luogo simbolo per il movimento omosessuale francese poiché lì si è celebrato il primo matrimonio fra persone dello stesso sesso, dopo la pronuncia della Corte Costituzionale dei nostri cugini.
Leggendo i giornali locali e guardando gli articoli che raccontavano le tanti unioni gay che si stavano (stanno) celebrando in Francia, ho semplicemente potuto constatare quanto sia assolutamente normale che due persone che si amano e vogliano promettersi reciprocamente amore possano farlo.
Non sono ancora riuscito a comprendere cosa ci sia di ostativo, per noi eterosessuali, che due persone dello stesso sesso possano contrarre matrimonio. Non ho visto per strada né mariti improvvisamente colti da chissà quale raptus omo, scaricare la moglie e buttarsi sul primo che capitasse, né famiglie distrutte da queste immagini e articoli.
Ho semplicemente osservato che un paese civile non può che estendere a tutti i diritti faticosamente conquistati nel tempo.
E questo a prescindere dalle tonache, più o meno rosse o bianche che siano. E alla Chiesa transalpina rivolgo lo stesso identico interrogativo che mi sono posto qualche tempo fa su questo post: possibile che vescovi, cardinali e papi abbiano così grande arroganza da ritenere che in una coppia omosessuale, che si ama veramente e che si promette l’un l’altro di accudirsi per sempre, non possa risiedere la carità di Dio?
Se Deus Caritas est, come scrisse Benedetto XVI in una sua enciclica, possibile che questo Dio onnipotente, onnisciente e misericordioso non ami una minoranza del suo popolo solo in forza dei gusti sessuali di questa?
