La porta sbagliata

 In POLITICA

Io capisco che ovunque ci sia un’autorità riconoscibile la voglia di prendersela con questa è tanta. Però quello che non capisco è una cosa: non è a Bagnasco, a Bertone o a Bergoglio, le tre B alla guida della Chiesa Cattolica Romana oggi, ai quali bisogna chiedere diritti o di allargare i diritti a chi non ne ha.

Sono i politici italiani che devono fare le leggi a prescindere dagli insegnamenti della gerarchia ecclesiastica e secondo gli unici dettami che la politica deve possedere, quelli della Costituzione Repubblicana.

Sono i politici italiani che dovrebbero essere in grado di distinguere cosa sia reato e cosa sia peccato e sono i politici cattolici che devono sentirsi in dovere – nella loro vita privata – di dare seguito alla propria fede, non imponendola agli altri, ma mostrandone l’esempio.

Sono i politici italiani che dovrebbero legiferare erga omnes e non soltanto a favore di loro stessi e dei loro fratelli nella fede. Insomma non è a Bagnasco, a Bertone e a Bergoglio che dobbiamo chiedere il riconoscimento delle unioni di fatto, il matrimonio fra omosessuali, il diritto di adozione e qualunque altro diritto che pensiamo sia negato ad una qualche minoranza.

Dobbiamo chiederlo alla nostra Politica. E se questa non riesce ad affrancarsi dalla forza e dal potere della gerarchia di Oltretevere la responsabilità non è né del Papa, né dei Vescovi, né della Segreteria di Stato vaticana. Ma è soltanto della nostra classe politica dirigente e quindi – in fin dei conti – di noi che ogni volta che abbiamo avuto ed abbiamo una matita e una scheda in mano, la utilizziamo male.

Non è contestando l’omelia dell’Arcivescovo di Genova – peraltro sono sicuro che Don Gallo non avrebbe mai apprezzato una contestazione in Chiesa, luogo di preghiera – che i diritti degli ultimi, dei trans, dei gay verranno riconosciuti. È a Roma che bisogna rivolgersi, nei Laici Palazzi del potere.

Forse bisognerebbe diventare un po’ più cittadini, un po’ più adulti, un po’ più cattolici adulti, come disse Romano Prodi una volta: perché i sudditi bussano a qualunque porta, anche quella sbagliata.

I cittadini bussano alla porta giusta e dagli inquilini giusti pretendono il giusto.

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