Il Papa cristiano
Quando durante il weekend Beppe Grillo ha postato la sua versione di destra e sinistra, liberamente tratta dalla canzone di Giorgio Gaber, non ho potuto fare a meno di sorridere quando ha cercato di intestare alle istanze del movimento anche il Papa.
Non è la prima volta: lo aveva fatto non appena fu noto il nome pontificale, Francesco, definendo infatti il suo movimento francescano, nato per l’appunto il 4 ottobre, giorno del Santo di Assisi.
Il fatto è che da quando sul soglio di Pietro è salito Jorge Mario Bergoglio le cose si sono complicate per il leader del Movimento. Mi spiego meglio: è sotto gli occhi di tutti che questo papa è un papa veramente cristiano. Non che i suoi predecessori non credessero in Cristo, ma erano molto più cattolici romani di quanto non sia questo gesuita porteño. Francesco ricorda più Papa Roncalli e Papa Luciani, più pastori e parroci che fini politici come Paolo VI, grandi comunicatori di massa come Giovanni Paolo II o teologi come Benedetto XVI.
Ma c’è una cosa che evidentemente Grillo non ha compreso, ascoltando le parole del Santo Padre: non è necessario, per essere dalla parte degli ultimi, per sollecitare all’amore verso il Prossimo e verso la Chiesa e per affrancarsi dal denaro e dalla logica perversa del profitto ad ogni costo, urlare contro tutti e insultare chiunque non la pensi come te.
Insomma passare dal simpatico Buon Pranzo domenicale del Papa al rancoroso Vaffanculo di Grillo nelle piazze italiane ne corre.
Il primo è esempio di cristianità, il secondo, caro Grillo, è populismo.