Finanziamenti e lobby

 In POLITICA

“Presidente Letta, la sua fondazione VeDrò riceve i finanziamenti da aziende praticamente pubbliche come Eni ed Enel. Da ex monopolisti pubblici come Autostrade per l’Italia ed altri ancora. Ed allora, quando dovrà prendere decisione difficili, a chi risponderà? Ai cittadini oppure alle grandi aziende che generosamente la finanziano?”: tra le parole pronunciate dal deputato pentastellato Andrea Colletti queste mi sono sembrate le più interessanti. E se si fosse soffermato soltanto su queste, anziché fare un grande minestrone, da Andreotti alla trattativa stato-mafia, avrebbe sicuramente fatto un discorso molto ben mirato.

Il punto però è uno: se come sostiene il Movimento, il PDL e la parte del PD che si rifà a Renzi, la politica, attraverso partiti e fondazioni, si finanzia soltanto con i contributi privati, allora è normale e perfettamente legittimo che le aziende che la sostengano abbiano qualcosa in cambio. Si chiama fare lobby, in tutto il mondo.

Il finanziamento pubblico serve proprio a questo, a consentire di far politica anche chi vuol rappresentare altri interessi, di coloro che non hanno accesso ai grandi capitali.

Sarebbe quindi interessante capire, una volta insediate la tanto desiderate commissioni permanenti, come intenderà il Movimento Cinque Stelle ragionare sui finanziamenti alla politica: perché se si vogliono solo capitali privati allora si apre la strada alle lobby (legittime), proprio come avviene negli Stati Uniti d’America di Barack Obama, che il capo del Movimento Cinque Stelle ha prontamente celebrato sul suo blog non appena il Presidente americano twittò  la famosa foto con la quale annunciava la sua rielezione (il famoso abbraccio fra Michelle e Barack).

Però bisogna osservare l’America a 360 gradi, non soltanto quando conviene: la scorsa campagna elettorale americana è costata in complesso circa 5 miliardi di dollari (ripeto cinque miliardi di dollari! Il valore dell’IMU sulla prima casa, tanto per capirci!), per finanziare le candidature presidenziali, governatoriali, congressuali, a livello federale e statale! E forse è una stima per difetto!

Ora a meno di pensare che ci siano tutte queste aziende statunitensi che amino fare beneficenza senza avere nulla in cambio dalla politica, è proprio questo il modello che noi pensiamo del finanziamento ai partiti? O forse i parlamentari grillini pensano che i cittadini siano così fessi da pensare che la loro campagna elettorale è veramente costata quei 300 mila euro documentati (si fa per dire) da Grillo, su 700 mila circa raccolti, senza mezza parola di come vengano gestiti i proventi di blog, portali, e tutta la galassia mediatica che fa delle aziende di Grillo e Casaleggio la principale lobby del Movimento Cinque Stelle?

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