In un altro paese
In un altro Paese un leader politico che utilizza in continuazione metafore violente, mortuarie e funeree verrebbe espulso in maniera naturale proprio dal corpo elettorale, dal popolo sovrano.
In un altro Paese sarebbe impensabile che di fronte ad un governo tutto sommato debole, nato proprio a causa della codardia del suddetto leader politico per puro tornaconto elettorale, il suddetto leader possa scrivere un post come questo, pieno di sciocchezze enormi, e passare indenne le fauci della pubblica opinione.
In un altro Paese sarebbe improponibile che il suddetto leader politico scriva questa dichiarazione per solidarizzare con i carabinieri, dopo che soltanto otto giorni fa aveva aizzato la folla (come ben documentato dalle immagini di tutti i network televisivi) ad accerchiare il Palazzo, folla che poi stava per dirigersi verso il Quirinale.
“Ci discostiamo da questa onda che spero finisca lì perchè il nostro MoVimento non è assolutamente violento“, afferma questo leader politico e non si rende conto che la violenza verbale dei suoi post e dei suoi discorsi sono invece assolutamente violenti, portatori di una carica di odio incendiaria.
In un altro Paese, un uomo che afferma di Emma Bonino “la radicale più vicina allo psiconano, liberale, liberista e libertaria, mondialista e frequentatrice del Bildeberg” verrebbe – come minimo – spernacchiato su tutti i suoi amati profili sociali e su tutti gli organi di stampa (ma non era nella lista dei candidati alle Quirinarie?).
In un altro Paese, ovviamente.
Perché nel nostro invece sta passando l’equazione che ogni cazzata questo uomo spari sia voluntas populi in nome di una democrazia diretta tanto irrealizzabile (matematicamente, visto l’esiguo numero di iscritti al suo blog, rispetto alla popolazione italiana) quanto utopica (i commenti si susseguono ad una velocità tale che è incredibile che si spacci questo per democrazia partecipativa!).
Solidarizzare con l’Arma e poi istigare alla violenza per riappropriarsi il Palazzo, dopo che da due mesi si sta dentro quel Palazzo e si sono prodotte soltanto un numero enorme di gaffe, è come minimo ipocrita. Poi forse è anche un po’ disonesto.