Faccia di Bronzo
Ascoltare Marco Travaglio, allo Speciale TG la7 di Enrico Mentana, parlare di coerenza del Partito Democratico rispetto alle affermazioni sull’eleggibilità di Berlusconi e sul governissimo, crea una fortissima gastrite in chi – come il sottoscritto – ha sperato, all’indomani delle elezioni, che un minimo di sale in zucca, all’interno dei Cinque Stelle, di Beppe Grillo e dei giornalisti fan del Movimento (da Travaglio a Scanzi), si potesse riscontrare.
È evidente che la sinistra del PD avrà tantissimi mal di pancia ad accettare un governo Letta praticamente a trazione democristiana e senza nessuna (o quasi) presenza della componente diessina.
Ma sentirsi ancora lezioni da chi – come Travaglio – ha sostenuto ogni possibile mossa di Grillo, in questi due mesi, è insopportabile. Se non si guardano i seggi (il cui numero è deformato dall’assurda legge elettorale) e si guardano ai risultati elettorali, due sole maggioranze erano possibili: PD-PDL e PD-M5S. Se adesso Berlusconi è di nuovo in auge, va bene il PD che è scoppiato ma il responsabile principale si chiama Beppe Grillo che ha rifiutato ogni possibile accordo sia sul governo che sul Capo dello Stato. Dal momento in cui Rodotà non passava bastava appoggiare Romano Prodi e oggi, 27 aprile, si stava formando un qualunque altro governo di centro-sinistra con Berlusconi all’opposizione, forse per sempre.
Ma evidentemente quelli come Travaglio hanno sempre ragione perché per chi non vuole impegnarsi, per chi non vuole assumersi responsabilità, sparare contro chi se la prende – la responsabilità – è sempre facile e comodo.
Ringrazio il cielo di non essere un parlamentare PD perché sarei nella combriccola di Civati e Puppato, in questo momento, e il mal di pancia sarebbe ancora più forte nel momento del voto di fiducia. Tuttavia lezioni di politica e di dinamiche parlamentari da parte di Travaglio e Grillo francamente non se ne possono più sentire.