Meritocrazia e mediocrità

 In POLITICA

Mentre rivedo l’intervista di Lucia Annunziata a Franco Marini ripenso alla motivazione ad effetto che Matteo Renzi ha avuto per stroncare la candidatura al Quirinale dell’ex Presidente del Senato: “ve lo vedete a parlare con Obama?“. Ora a parte il fatto che forse tutti noi dovremmo evitare di aspettare sempre il riconoscimento di Washington per la bontà delle nostre scelte (ma per fare questo bisogna essere seri e forti) quella frase mi ha fatto venire in mente un vecchio discorso che ha fatto Michele Serra sia sulla sua rubrica quotidiana che sul settimanale di Repubblica. Si sente spesso parlare di talenti, di fuga di cervelli, di merito non riconosciuto e questo è certamente un grande problema per la nostra società. È assai deprimente vedere come i maggiori talenti che le nostre scuole e le nostre università hanno prodotto vengano utilizzati con mansioni molto basse o addirittura siano costretti ad emigrare per soddisfare le loro legittime ambizioni.

Tuttavia la differenza fra la destra e la sinistra non sta nella valorizzazione della meritocrazia: in linea di principio – ovviamente – tutti sono d’accordo nel voler ribaltare la società basata sulle conoscenze personali e sulle raccomandazioni e favorire il merito. Ma la sinistra deve dare una risposta ad un’altra domanda, ad una questione che la destra non si pone perché per sua natura portatrice di istanze darwiniste: cosa fare dei mediocri.

Non tutti siamo talenti: la maggior parte di noi è parte della normalità della società, senza nessun talento particolare che possa emergere, senza un cervello da proporre alle migliori università mondiali affinché venga pagato per fare ricerca e produrre know-how lì. Non siamo tutti geni.

E mentre la destra concede di vivere a questi mediocri, come si fa l’elemosina con i mendicanti sul sagrato di una Chiesa la domenica mattina dopo la messa, la sinistra ha come compito quello di produrre una soluzione affinché questi mediocri possano comunque provare a migliorare o a vivere dignitosamente, senza sentirsi peso e senza pensare di ricevere l’elemosina, contribuendo anche essi al progresso sociale di tutta la società.

Francamente nonostante stia seguendo la parabola renziana da oltre due anni non sto riuscendo a capire quale sia la narrazione del sindaco di Firenze per coloro che talenti non sono e non potranno mai esserlo.

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