Era una nonna

 In POLITICA

Hanno lo sguardo basso e assente, come coloro che vorrebbero davvero trovarsi da qualche altra parte e invece per protocollo e per ragione di stato devono stare lì, in mezzo alla folla. Poche yard più in là, dietro le transenne, ci sono striscioni inneggianti alla strega, quelli più educati, che non deve riposare in pace, bensì nella vergogna.

Sono giovani, hanno 19 e 24 anni, Amanda e Michael Thatcher, e quando la loro nonna lasciò il numero 10 di Downing Street, nel 1990, la prima nemmeno era nata, il secondo era poco più di un neonato. Eppure per tutto il mondo, la loro nonna, era la Iron Lady, la signora di ferro, adorata da mezzo mondo, quello di destra che ritiene, secondo la definizione di Ronnie Reagan il Governo un problema e non una soluzione; detestata ed odiata dall’altro mezzo mondo, quello di sinistra, perché con le politiche thatcheriane lo stato sociale e i diritti dei lavoratori non furono più gli stessi né nel Regno Unito né nel Vecchio Continente.

Li osservo Amanda e Michael e immagino che vorrebbero di corsa tornarsene negli Stati Uniti, dove entrambi abitano, perché non c’è nulla di più difficile che vivere il proprio dolore personale in mezzo alla gente, soprattutto quando l’oggetto del tuo dolore provoca, negli altri, divisioni così laceranti.

Ogni volta che muore un VIP, specialmente quando è una personalità così controversa, penso sempre ai figli o ai nipoti: nell’era dei social network, dei tweet e dei post, deve essere molto complicato mantenere l’equilibrio e la compostezza del dolore mentre pochi metri più in là qualcuno insulta il tuo caro.

Forse venticinque anni fa, quando ancora ero un ragazzino e non avevo subito in prima persona lo strazio di dover assistere ad un funerale di una persona cara, anche io – in preda al furore ideologico – avrei scritto frasi come “non sono felice di pagare per questo funerale“. Chissà, forse anche io avrei politicizzato l’evento e forse è anche normale che sia così per i ragazzi.

Ma gli adulti, quelli che hanno provato sulla loro pelle cosa significhi restare di fronte a coloro che se ne vanno, mi chiedo come facciano a sfruttare anche quel momento, così serio e composto di un funerale, per rimostranze politiche. E soprattutto mi domando come facciano, coloro che sanno cosa Amanda e Michael stiano provando, a non ritenere più onesto verso se stessi e verso questi due ragazzi, nemmeno partecipare al funerale di Maggie. C’è sempre tempo per la politica.

Perché prima del funerale di un Primo Ministro del Regno Unito, prima dello Union Jack che avvolge il feretro, prima della Regina Elisabetta II che presenzia, prima di tutte le teste coronate e di tutti i capi di stato e di governo che per ragioni d’ufficio hanno partecipato al funerale di Margaret Thatcher, prima di tutto quello è il funerale di una signora, di una mamma e di una nonna.

La nonna di Amanda e Michael.

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