De Bello Grillico
Grillia est omnis divisa in partes tres, si direbbe parafrasando Giulio Cesare!
Ciascuno di noi si sarà fatto un’idea, in questi 40 giorni circa da quando si sono tenute le elezioni, e converrà con me – che non sono certo un esperto di flussi elettorali – che i voti raccolti dal Movimento Cinque Stelle provengono da tre aree della società.
La prima è quella che definirei anarchica: rifiuta tutto e tutti e si ritrova soprattutto nel motto del Movimento, il Vaffanculo, gridato a pieni polmoni. Probabilmente queste persone prima votavano per i vari movimenti di protesta precedenti oppure annullavano la scheda con qualche epiteto rivolto ai potenti. I vaffanculisti sono i duri e puri del Movimento, rifiutano qualunque accordo perché ritengono non debbano mischiarsi con gli altri. Concepiscono come dei reietti e dei collusi chi non la pensa come loro, aspettano il 100% dei consensi, preferendo continuare i loro Vaffa anziché assumersi la responsabilità di una mediazione.
La seconda parte dell’elettorato grillino è invece quello che va alla ricerca dell’uomo solo al comando, del dux, del dictator. Sono coloro che hanno visto in Grillo l’evoluzione dell’uomo forte, di colui che risolve i problemi che i suoi predecessori non sono riusciti a fare. Sono coloro che pensano che il solo fatto che Grillo sia una “brava persona” e sia “ricco di suo” possa essere garanzia sufficiente per poter far andare meglio le cose. Sono gli orfani della speranza berlusconiana, si sentono traditi da Berlusconi che gli aveva ammaliati e fatti innamorare dal gennaio 1994. E in Grillo hanno trovato il nuovo Berlusconi, un nuovo amore, colui che potrà liberarli dal terribile giogo dello Stato e dall’oppressione della Cosa Pubblica. Pensano che Grillo abbia ragione a sostenere che la mafia non uccide i suoi clienti, mentre lo Stato sì. Concordano con il comico genovese che i partiti sono tutti uguali, hanno tutti uguale responsabilità e che Monti sia la longa manus delle banche. Credono ai complotti e a tutto ciò che sta scritto sul Sacro Blog e su Il Fatto Quotidiano, testi sacri del Movimento.
La terza fetta, che originariamente era probabilmente la più consistente e oggi invece non sappiamo quanto lo sia, si compone di quegli elettori tendenzialmente di sinistra, ecologisti, ambientalisti, severi censori dei più disparati errori dei dirigenti del Partito Democratico attuale e prima ancora dei Democratici di Sinistra e di Rifondazione Comunista. Sono coloro che facevano parte della cosiddetta Sinistra Radicale e che dopo la doppia fucilazione dei due Governi Prodi hanno cercato altri lidi. Si sono avvicinati al Movimento di Grillo sin dagli albori, attratti dalla componente ambientalista e dalle idee di decrescita felice, anche se ho il dubbio che siano pochi quelli che veramente abbiano compreso cosa sia la decrescita felice, mentre molti abbiano potuto sperimentarla semplicemente perché nelle migliori condizioni per farlo.
Sono coloro che hanno perdonato a Grillo qualche peccatino di gioventù tipo i computer sfasciati mentre adesso è tutto un amore per la tecnologia e la rete; sono coloro che tendenzialmente avrebbero preferito un successo limitato da parte del Movimento, per quella visione un po’ guzzantiana della sinistra radicale, che per esistere e sentirsi viva deve stare sempre all’opposizione. Un po’ come la vecchia Democrazia Proletaria o la Rifondazione di Bertinotti in tempi più recenti. Probabilmente dentro di sé sanno bene che governare significa assumersi responsabilità anche impopolari e proprio perché non si sentono in grado di assumersele preferiscono che siano altri a farlo mentre loro si accontentano di partecipare al gioco democratico. Capiscono che un governo è necessario e quindi lo farebbero nascere anche come minoranza, secondo uno dei classici riti della Prima Repubblica.
Non ritengono – questi ultimi elettori grillini – che tutti i partiti siano uguali e riconoscono al Partito Democratico che – al netto di alcuni dirigenti – è il punto di riferimento della sinistra. La maggior parte di questi elettori vivono con disagio la linea di maggioranza espressa nei vertici super segreti di Grillo & Co. e cominciano a manifestare delusione proprio perché vedono l’attualità da sinistra, e vedono prevalere, nel loro movimento, quello nel quale hanno creduto, una direzione più di destra e più autoritaria di quanto potessero mai aspettarsi e augurarsi.
Sono quelli che soffrono di mal di pancia davanti all’arroganza di Crimi e Lombardi nel famoso streaming delle consultazioni con Bersani; sono coloro che hanno ben capito che il treno che sta passando ora, riuscendo a confinare all’opposizione Berlusconi a prescindere dalla sua ineleggibilità o meno, potrebbe non passare mai più. Sono coloro che hanno capito che se l’Italia dovesse andare verso un governo PD-PDL sarà responsabilità dei loro eletti e vivono con tanta sofferenza questo periodo di stallo.
Ovviamente è a loro che PD e SEL si sono rivolti con il governo del cambiamento proposto da Bersani e Vendola. E sono loro a dover provare ad esercitare pressione verso i gruppi parlamentari del Movimento Cinque Stelle anche se sono ben consci che ormai il giochino è sfuggito di mano. Hanno voluto credere alla democrazia dal basso, alla forza della rete e alle decisioni condivise. Si sono invece trovati con un blog fondamentalista, con i loro eletti che comunicano attraverso Facebook collezionando gaffe una dietro l’altra e con il tempo che inesorabilmente scorre, arroccati dietro una decisione che loro stessi non riescono più a comprendere.
Confesso che una parte di me non può fare a meno di dire “gli sta bene!“, rivolta ad un ipotetico elettore grillino di sinistra, perché la deriva autoritaria, demagogica e populista era sotto gli occhi di tutti. Ma c’è un’altra vocina, che per il momento è ancora preponderante, che spera sempre che questi attivisti, soprattutto quelli ecologisti e ambientalisti, sappiano discernere meglio e che comprendano che sarebbe anche per loro più conveniente controllare e magari condizionare un governo del cambiamento, che fare la figura delle belle statuine in un governissimo, dove nessuna delle ricette condivisibili avrà mai la speranza di vedere la luce.
Insomma, e mi rivolgo anche a coloro che all’estero hanno sofferto per le nostre elezioni: se vi ritrovate Berlusconi di nuovo al tavolo del governo, sapete con chi prendervela, ok? Sparare sul PD è stato bello, ma se ogni tanto si guardano tutte le responsabilità non sarebbe male, vero?