Anche oggi il nostro Grillo Quotidiano

 In POLITICA

A dispetto del nome della testata, gloriosamente nata per ricordare la famosa trasmissione di un maestro del giornalismo come Enzo Biagi, Antonio Padellaro e Marco Travaglio oggi non hanno proprio aperto con il fatto della giornata di ieri, l’enorme tragedia consumatasi a Civitanova Marche. Ancora una volta hanno preferito trasformarsi in un giornale di partito (o di movimento, se preferite!) aprendo – i soli – con la notizia che Grillo sarebbe nel mirino della mafia, per via di serie minacce che gli organismi di intelligence classificano come attendibili. Naturalmente non ho alcun elemento per credere o non credere alle minacce rivolte al capo del Movimento Cinque Stelle (spero siano infondate, ovviamente), sebbene la strategia politica di Grillo, quella di favorire la nascita di un governissimo, sabotando il tentativo del centrosinistra di avviare una vera stagione di cambiamento, dovrebbe francamente tranquillizzare Cosa Nostra! Se – come sostiene il Fatto – PD e PDL chiudono sempre gli occhi di fronte alla corruzione e alla malavita organizzata, cosa avrebbe da temere Matteo Messina Denaro dallo stallo che inevitabilmente sfocerà in qualche accordo istituzionale fra i due maggiori partiti? Eppure sono giorni che il quotidiano diretto da Padellaro ha acceso un allarme sulle analogie – da loro presunte – con il 1992, quando dopo le elezioni politiche si era avuto un grande crollo del quadripartito DC-PSI-PSDI-PLI, anche allora si doveva eleggere un capo dello stato e soltanto dopo Capaci fu eletto Scalfaro, che poi nominò Amato a Palazzo Chigi e non Craxi che pretendeva l’incarico. Sostengono a via Valadier che le analogie sono profonde e temono un revival della strategia stragista di Cosa Nostra. Ora a parte l’elezione del Presidente della Repubblica, tutte queste analogie io non le vedo. Dov’è Tangentopoli? Rispondono coloro che leggono solo il Fatto: “ma come? MPS!“, riprendendo puntualmente tutto ciò che viene partorito a Sant’Ilario! Naturalmente l’obiettivo del Fatto e di Grillo è il medesimo e si chiama Partito Democratico: sono gli elettori del partito di Bersani a essere nel mirino della morsa antipartitica, perché l’elettorato di centrodestra berlusconiano non sarà mai in libera uscita fino a quando il Cavaliere sarà in campo. Quindi bisogna distruggere il PD e martellare l’elettorato più sensibile alla moralizzazione pubblica dipingendo la corruzione locale come una corruzione sistemica nei Palazzi Romani, evitando accuratamente di far notare che l’attuale dirigenza romana del PD non ha alcun legame con la vecchia gestione della banca senese. Ma come se non bastasse questo ormai consueto inchino a Grillo e ai suoi adepti pentastellati, ecco che Marco Travaglio spara un editoriale contro Emma Bonino! Hai visto mai che forse stavolta l’esponente radicale riuscisse a salire nelle quotazioni per il Colle! Confesso che non sono un super fan della Bonino al Quirinale perché purtroppo non mi sembra una candidatura da unità nazionale, specialmente perché spesso i radicali ritengono che soltanto loro abbiano la patente di laicità! Mi piacerebbe molto una donna al Colle ma una che riesca veramente a ricevere i 2/3 e anche più dei consensi del Grande Collegio Elettorale. In questo momento fossi nei leader politici proporrei l’attuale inquilino di Montecitorio Boldrini perché ha un profilo istituzionale molto più spiccato della Bonino che potrebbe essere vista come troppo partigiana. Naturalmente ciò non significa che bisogna riconoscere che molte battaglie radicali sono state di enorme portata per il nostro Paese sebbene tante siano stati fallimentari. Ora Travaglio attacca la Bonino in maniera strumentale e senza riconoscere i meriti delle conquiste laiche dell’Italia che sono avvenute grazie anche alla passione civile della Bonino. Ai radicali personalmente rimprovero l’aver voluto inflazionare lo strumento referendario, ragione per la quale il quorum a poco a poco non si è più raggiunto, vanificando uno strumento previsto dalla Carta per consentire ai cittadini di partecipare alla vita pubblica. Ma attaccare la Bonino perché ha fatto della battaglie liberali e libertarie lo trovo stupido, oltre che scorretto: in economia i Radicali hanno rappresentato una visione liberista e certamente di destra ma questa non può essere la ragione per la quale non riconoscere che Emma Bonino sarebbe idonea a rappresentare il nostro Paese al Quirinale. Ancora una volta Marco Travaglio ha dimostrato il suo volto grillino, quello di distruggere qualunque cosa buona si sia potuto avere nel nostro Paese, mirando più a distruggere che a costruire e descrivendo parzialmente e non completamente la biografia di una personalità. Comprendo che il format del suo editoriale si presta a questo tipo di taglio, però con tutti i fatti di ieri – a cominciare dalla patetica gita fuori porta del Movimento Cinque Stelle, ben annebbiata all’interno del giornale – forse proprio un attacco a Emma Bonino si sarebbe potuto evitare. Almeno in quella misura. Infine una cosa nel merito delle argomentazioni del giornalista piemontese. Scrive Travaglio:

Alle meritorie campagne contro il finanziamento pubblico dei partiti, fa da contrappunto la contraddizione dei soldi pubblici sempre chiesti e incassati per Radio Radicale. 
Il vice direttore del Fatto, ancora una volta in perfetta linea con Grillo, mischia finanziamento ai partiti e contributi per l’editoria: ora se sui primi si può dibattere all’infinito, i secondi indubitabilmente sono un contributo alla libertà di informazione. Il fatto che il suo quotidiano non li riceve è sicuramente un aspetto meritorio, ma non significa che ogni avventura editoriale possa avere lo stesso successo intrapreso da Padellaro e Travaglio. Si veda ad esempio il fallimento di Pubblico, giornale fondato e diretto da Luca Telese, che non ha più ripreso le pubblicazioni dopo la chiusura dello scorso dicembre. Ma non solo: molti giornali di opinione, non soltanto di partito, sono interessantissimi e se sopravvivono grazie ai soldi pubblici, questo è sicuramente un bene, perché lo Stato deve favorire il pluralismo, parola che spesso nel Fatto ormai detestano, sentendosi depositari della Verità, un po’ come quando la deputata pentastellata Lombardi con arroganza ribatte a Bersani che loro non hanno bisogno di incontrare le parti sociali perché loro sono le parti sociali. Grazie ai contributi per l’editoria (chi volesse può documentarsi su www.governo.it/die) abbiamo la fortuna ad esempio di poter leggere il Manifesto e il Foglio: due giornali praticamente agli antipodi della visione politica ma che talvolta, proprio perché non sono ossessionati dalle vendite e dalla raccolta pubblicitaria, per cui non devono inseguire il sensazionalismo che il Fatto invece continua a proporre come modello editoriale, ci regalano spunti di riflessione per il cervello e non soltanto pugni allo stomaco. E così ti capita di leggere, sulle pagine del quotidiano comunista e di quello di Giuliano Ferrara, delle stupende analisi storico-politiche sulla Chiesa e sul nuovo Pontefice, mentre il Fatto, come Libero e il Giornale, ha ridotto la rinuncia di Benedetto XVI e la conseguente elezione di Francesco ad una stucchevole vicenda anticasta! E poi naturalmente ci piacerebbe leggere – magari mezzo trafiletto se è troppo – qualche seria parola di analisi delle tesi dei parlamentari pentastellati, possibilmente rivolgendosi a Costituzionalisti e non al solo a Becchi, affinché anche i lettori unici, quelli cioè che si basano soltanto sulla lettura del quotidiano di Padellaro (o del sito diretto da Gomez) per avere una finestra sulla realtà, possano comprendere che molte delle tesi di deputati e senatori grillini, nonché il Guru per eccellenza, sono quanto meno strampalata. Si spera che prima o poi ciò avvenga, anche se non si ripone molta fiducia in questa folgorazione. Hai visto mai che poi sul blog di Grillo piomba una bella scomunica e poi le vendite diminuiscono?
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