Il mestiere più difficile del mondo

 In POLITICA

Su tutti i giornali italiani è stato dato ampio risalto alle dimissioni di David Milliband da vice presidente del club calcistico del Sunderland, storicamente operaista e di sinistra.

La ragione delle dimissioni dell’ex ministro laburista, e fratello del leader dell’opposizione Ed, sta nella scelta del club inglese di assumere Paolo Di Canio come allenatore. L’esponente politico, per via del fatto che l’ex giocatore della Lazio è dichiaratamente fascista, ha preferito andarsene dalla società calcistica.

L’ex ala bianco-celeste è stato intervistato dalle televisioni britanniche e tra le tante cose che ha detto (ognuno ha i propri valori …  il saluto romano è un saluto alla mia gente … sono un camerata fra camerati), peraltro abbastanza note nel nostro Paese, ne ha proferita una che mi ha colpito: “i valori fascisti sono quelli che mi hanno insegnato e trasmesso i miei genitori“.

Ora ciascuno di noi è figlio e non tutti siamo genitori e se c’è una cosa che è vera è che il mestiere di padre e di madre non te lo insegna nessuno ed è quello più difficile che nella vita ci troviamo a compiere. Possiamo contestare i nostri genitori, litigare con loro anche quando se ne vanno, non condividere nulla dei loro insegnamenti, sta di fatto che quando poi ci troviamo dall’altra parte della barricata siamo noi a dover “educare“.

Ma dobbiamo anche imparare a discernere cosa sia giusto e cosa sbagliato

Ora Paolo Di Canio, con quel suo onorare gli insegnamenti dei proprio genitori, svia in realtà il problema: non è che se i genitori insegnano determinati valori, se questi ultimi sono sbagliati, tu hai il compito di perpetrarli! Insomma faccio volutamente una provocazione: se un mafioso insegna ai propri figli i valori di Cosa Nostra questo libera la sua prole dal compito di prendere le distanze dal proprio padre? Oppure lo giustifica per una sua scelta in linea con gli insegnamenti in nome della famiglia?

Di Canio è nato nel 1968, soltanto quattro anni prima di me e questo mi colpisce molto: come sia possibile che quarantenni di oggi, nati e cresciuti nella democrazia, nel benessere e soprattutto nella libertà, possano considerare valori le idee incarnate da un regime che ha violentato, con i soprusi del più forte, proprio quella democrazia e quella libertà che consentono a Paolo Di Canio di alzare un braccio sotto la curva senza rischiare la galera.

Il fatto che i suoi genitori abbiano avuto tali valori, il fatto che egli li abbia ancora, non significa che anche i suoi figli debbano manifestarli fra qualche anno!

Insomma tutti commettiamo errori, anche i fascisti. E questo dovrebbe essere chiaro tanto ai padri quanto ai figli.

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