#RomanzoQuirinale: il Paese delle anatre zoppe

 In POLITICA

Lame duck, dicono in America quando un presidente perde le elezioni di mid-term o si trova alla fine del secondo mandato. Un’anatra zoppa. Nessuno se lo fila più lungo Pennsylvania Avenue dove dal lato opposto della Casa Bianca vi è il Campidoglio stelle e strisce. In Francia parlano di coabitazione quando presidente e parlamento hanno colori differenti e quindi sono costretti a convivere.

Poiché noi siamo sempre originali ci siamo inventati un intero gruppo di anatre zoppe: Quirinale, Parlamento e Palazzo Chigi.

Devo confessare che la soluzione descritta dal Presidente della Repubblica stamattina a me sembra un bizantinismo semplicemente inutile e anche un pericoloso precedente perché configura uno stallo di poteri e di veti che paralizza le istituzioni. Abbiamo infatti contemporaneamente, non credo sia mai capitato, un Presidente della Repubblica senza pieni poteri poiché non può sciogliere le Camere. Un Parlamento appena eletto nel quale, in una delle due Camere, non si ha una maggioranza precostituita e quindi non può esprimere un Governo da controllare. E infine a Palazzo Chigi siede un Esecutivo che potremmo definire del Presidente, espressione di una maggioranza biblica che non esiste più, che ha ottenuto la fiducia da un Parlamento che non esiste più e come se non bastasse il Primo Ministro, che ebbe la sciagurata idea di presentarsi alla competizione elettorale, ha ottenuto un decimo dei consensi espressi (e pochissimi seggi ottenuti).

In questo quadro il Capo dello Stato ha preferito prolungare di fatto lo stallo fino all’elezione del suo successore, in un quadro di folle incertezza e con i mercati finanziari, quelli brutti e cattivi che però dobbiamo tenerci cari perché i titoli di stato bisogna pur sempre piazzarli, che stanno mostrando una certa pazienza ma che prima o poi questa si potrà anche esaurire.

Cosa avrebbe potuto fare allora Giorgio Napolitano?

Non comprendo una cosa: è vero che il Governo Monti è operativo anche se dimissionario. Però non è nel pieno dei poteri (me lo sono fatto confermare su Twitter anche da Stefano Ceccanti, costituzionalista ed ex deputato PD) proprio perché il voto di fiducia lo ha ottenuto da un Parlamento che non esiste più e quella maggioranza politica non è più espressione della volontà del popolo sovrano. Comprendo che l’affidabilità internazionale del Professor Monti è probabilmente ancora alta però presiede un Governo che non ha assolutamente la fiducia del Parlamento (basta rivedere il dibattito della scorsa settimana sui marò per capirlo). Se si dovesse presentare alle Camere per ricevere nuovamente i pieni poteri e far partire così la legislatura, non credo riuscirebbe a superare lo scoglio della fiducia, almeno stando alle ultime dichiarazioni rese in aula da tutti i gruppi parlamentari, ad eccezione di Scelta Civica (ovviamente!). E se adesso il Movimento Cinque Stelle sembra esultare per la prorogatio ciò aggiunge del grottesco alla tragicità delle vicende italiane: in questo momento cioè Grillo e i suoi appoggiano la scelta di avere come Premier quel Rigor Montis che hanno massacrato per un anno fuori dal Parlamento e da quindici giorni dentro le aule di Montecitorio e Palazzo Madama.

Al Quirinale vi è un Presidente della Repubblica in semestre bianco: per carità Giorgio Napolitano avrà valutato ogni possibile alternativa, ma se fossi stato in lui, governo senza poteri per governo senza poteri, avrei fatto formare il Governo Bersani, l’avrei spedito alle Camere e avrei parlamentizzato la crisi istituzionale. Questo perché il Parlamento è il luogo dove – pur distorta dalla legge elettorale – è rappresentata la sovranità del popolo. E avrebbe messo spalle al muro tutte le forze politiche di fronte alla scelta di far nascere o meno il governo presieduto dal Segretario del Partito Democratico.

Un minuto dopo la fiducia, la non sfiducia o la sfiducia, il Capo dello Stato avrebbe potuto dimettersi per avviare l’iter di elezione del nuovo Presidente. E anche se si fossero guadagnati pochi giorni, rispetto alla scadenza naturale del suo mandato (a me sembra troppo aspettare il 15 maggio per avere un Presidente della Repubblica nel pieno dei poteri!), avrebbe contribuito a sanare le prime zampette delle nostre anatre. A partire dall’anatra del Quirinale. Il successore infatti avrebbe avuto a disposizione il potere di scioglimento delle Camere che avrebbe consentito il voto anticipato prima dell’estate.

Si dirà: con questa legge elettorale? Se le forze politiche (tutte, compresi quegli ipocriti del Movimento Cinque Stelle) avessero voluto veramente cambiarla, la legge elettorale, avrebbero fatto nascere il Governo Bersani, mettendo nero su bianco (cioè nella dichiarazione di voto in aula sulla fiducia!) che non appena fosse stata modificata la normativa per il rinnovo del Parlamento sarebbe stata votata un mozione di sfiducia per far cadere l’esecutivo, insomma si parlamentizzava anche la futura crisi di governo.

Si sarebbe trattato di operazioni di igiene istituzionale anziché il grande caos che sta ora albergando nei nostri Palazzi del potere.

Aggiungo un’altra cosa: se Bersani avesse varato un governo, sarebbe stato un governo di minoranza. Ma cos’è un governo Monti, operativo che sia, quando il suo Presidente ha preso poco più del 10% in coalizione e meno dei voti che ha preso Bersani alle primarie? È operativo per cosa un governo che non ha Ministro degli Affari Esteri, che ha un Ministro del Lavoro contestato da tutti e che non ha una politica economica condivisa da nessuna delle tre maggiori forze politiche in Parlamento?

Ora siamo tutti in attesa di questi grandi saggi che dovranno elaborare una sorta di programma condiviso secondo quella che è stata definita la soluzione olandese. Mi chiedo: ce lo possiamo permettere? Possiamo permetterci un Governo che non ha sostegno alcun parlamentare e un Parlamento senza alcuna maggioranza precostituita?

E coloro che adesso stanno brindando alla loro vittoria, con la fantomatica prorogatio, si rendono conto che nemmeno un emendamento proposto da loro potrà mai essere approvato senza il voto favorevole della coalizione di centrosinistra? Cosa hanno guadagnato da questa ostinata ricerca del Governo di Minoranza a Cinque Stelle?

È incredibile ma in questa notte di Pasqua tutte le istituzioni politiche del nostro Paese sono di fatto azzoppate: per fortuna quelle di garanzia, dal CSM alla Corte Costituzionale, rimangono nella loro pienezza dei poteri, altrimenti questa sarebbe veramente passata alla storia come la notte della Repubblica, con un buio così pesto che nemmeno la prossima ora legale sarebbe stata in grado di illuminare.

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