La fine del giaguaro?
Dopo averne smacchiato un pochino – di giaguaro – Pierluigi Bersani si sta proponendo un compito forse al di sopra non tanto delle sue capacità quanto delle reali possibilità di successo.
Racconta oggi Goffredo de Marchis su Repubblica che il segretario del PD stia pensando di chiedere al Capo dello Stato la nomina per un via libera alle Camere.
Ora va bene che a Bersani non perdoniamo mai nulla e che l’origine di ogni male in Italia è ormai il Partito Democratico, dimenticandoci l’enormità di avere un personaggio come Silvio Berlusconi che rappresenta un terzo dell’elettorato (e dopo l’ennesima condanna in Appello di Marcello Dell’Utri l’impresentabilità di Berlusconi & co. è totale!), però ho l’impressione che stiamo ragionando sempre con la pancia – come in campagna elettorale – invece che con la testa.
Secondo me invece il possibile futuro Presidente del Consiglio sta giocando benissimo questa partita: sa bene infatti che questa è per lui l’ultima chance e soprattutto è un’occasione unica ed irripetibile per lasciare il giaguaro a bocca asciutta dalle poltrone che contano (il governo) e – sfruttando l’ondata di antipolitica – proporre per la prima volta dal 1996 un esecutivo di grandissimo profilo.
Se i nomi che circolavano ieri potranno essere confermati, da Boeri a Settis, da Rodotà a Petrini, sarà interessante vedere il dibattito alle Camere di presentazione del nuovo governo, con quelli più illuminati (ci sono?) che si intruppano con la massa pur di non far nascere l’esecutivo, giocando solo allo sfascio.
Perché purtroppo grazie ad una legge elettorale disomogenea siamo in una condizione molto simile a quella del 1996 quando alla Camera i voti di Rifondazione Comunista erano determinanti per la sopravvivenza del Governo Prodi, tanto che due anni dopo cadde.
Ma se l’opposizione (o pseudo opposizione) fosse veramente di alto livello allora non esiterebbero un minuto a garantire la nascita del Governo Bersani, potendo giocare sul controllo con la pistola puntata alla tempia dell’esecutivo, arma che dovrebbe essere ambitissima dall’opposizione e che raramente – nei sistemi maggioritari – può possedere (le maggioranze scoppiano più al loro interno, come dimostrato dall’ultimo esecutivo Berlusconi, che per effetto dell’opposizione parlamentare).
Evidentemente, però, in Italia, così come manca cultura di governo, e quindi di maggioranza, è totalmente assente la cultura di opposizione. Negli altri paesi – preso atto dei risultati partoriti dai sistemi elettorali (che sono sempre imperfetti) – si cercano le soluzioni affinché le legislature partano con tutti i crismi, responsabilmente. Basterebbe qualche uscita strategica, un abbassamento pilotato del quorum e la legislatura parte. Non si tratta di escamotage ma di tecnicismi: d’altronde al Senato c’è anche il problema che è dato dal regolamento che prevede il voto di astensione come se fosse contrario, quando tecnicamente non lo è.
Invece nel nostro Paese c’è addirittura chi vaneggia che un voto di fiducia non sia necessario per insediare un nuovo governo, senza però comprendere che un governo che non abbia la fiducia delle Camere, in un sistema parlamentare come il nostro, potrebbe soltanto operare per l’ordinaria amministrazione, il cosiddetto disbrigo degli Affari Correnti. Non si rendono conto – questi pseudo-professori e i loro ripetitori in ogni ufficio della nostra penisola (qui da me ho sentito dire questa cazzata almeno tre volte da tre persone distinte, ma sono fiducioso che possano aumentare dato che leggono in tanti il Sacro Blog) che un Governo senza pieni poteri e un Parlamento con pieni poteri non sarebbe una situazione democratica poiché verrebbe a cadere il Principio di Separazione e di Equilibrio fra i tre Poteri dello Stato, dove ciascun potere (nella sua pienezza) controlla gli altri due.
Purtroppo anziché spedire in Parlamento rappresentanti che abbiano qualche dimestichezza con il corso di Educazione Civica delle Scuole Medie inferiori (ma basterebbe un ragazzino sveglio di Terza elementare per spiegarlo ai rappresentanti attuali del popolo) si è preferito spedire sommelier e complottisti, che hanno trascorso queste prime due settimane di legislatura a discutere del costo dei panini alla buvette, del fatto che sugli scranni di Montecitorio non si riescono a posizionare bene i PC perché i progettisti di fine Ottocento non erano stati abbastanza visionari e di poltrone come si faceva ai tempi d’oro della partitocrazia (e i primi a sbraitare per le poltrone sono proprio stati i pentastellati chiedendo per se stessi anche la Presidenza del Consiglio!).
Poi costoro anziché trascorrere tutto il loro tempo su Twitter e soprattutto su Facebook, ossessionati di essere trasparenti a tal punto da farci vedere anche inutili ed interminabili riunioni in streaming (mentre le riunioni più importanti sono andate tutte in onda off the records!), sarebbe opportuno che comincino a studiare la Costituzione, i Regolamenti Parlamentari e soprattutto il processo di formazione delle leggi.
Sarebbe quindi una grande opportunità per loro, che nemmeno hanno fatto tanto sforzo in campagna elettorale (i voti li ha presi Grillo e lo sanno bene!), che la legislatura cominciasse così potranno capire che stando fuori dal palazzo è sempre più facile sbraitare e giudicare. Il fatto che un deputato dichiari “non siamo in grado di presentare una legge perché non abbiamo supporto legislativo” fa solo accapponare la pelle. Ovvio che anche i neo deputati delle altre forze politiche sono acerbi in tal senso ma aver ogni giorno deplorato il comportamento di tutti i parlamentari, mettendo nello stesso calderone Scilipoti e la Bindi, cosa ha comportato?
Lo sbarco in Parlamento di una truppa di incompetenti? Anziché far candidare alla Parlamentarie Web i trombati di consultazioni amministrative non sarebbe stato opportuno costruire una squadra seria, in grado realmente di condizionare i lavori parlamentari senza occuparsi necessariamente dell’acqua del rubinetto di Montecitorio (la stragrande maggioranza di noi abitanti di Roma beve l’acqua del Sindaco, non è che abbiano scoperto una nuova luna di Giove i pentastellati!).
Domani è il giorno dell’incontro fra Bersani e la rappresentanza del Movimento di Grillo: lo vedremo in streaming così potremo farci un’idea in diretta di quello che … non si diranno perché non credo proprio che ci sia unanimità nel gruppo del Senato di Grillo. Anche perché se fossero tutti sereni e compatti il loro capo starebbe tranquillo e beato nella sua Genova, senza bisogno di postare ogni giorno un attacco o un post pieno di rancore e urla. Evidentemente all’interno del gruppo parlamentare qualcosa sta scricchiolando, soprattutto perché hanno forse capito che stavolta Bersani sta andando avanti per la sua strada senza il tanto desiderato – per Grillo – inciucio.
Sono molto pessimista sulle possibilità che ha Bersani di varare questo governo di semi-minoranza perché temo che anche all’interno del suo partito, specialmente da coloro che sperano di andare alle urne a ottobre con Renzi, la voglia di un governo di alto profilo non ci sia e purtroppo si miri soltanto ad un governissimo, baciando anche il giaguaro. E se guardiamo i sondaggi di oggi non si capisce nemmeno perché nel PD ci sia tutta questa voglia di tornare all’opposizione dato che – Renzi o non Renzi – le elezioni probabilmente sarebbero un affare fra Berlusconi e Grillo, con il primo in Pole Position per diventare – per la quinta volta – Presidente del Consiglio.
A quel punto, con il Partito Democratico ridotto a cenere dal Movimento di Grillo (abbiamo capito che il vero nemico del partito pentastellato è il PD perché l’unico a conservare una natura democratica e strutturata, mentre il PDL è semplicemente l’esercito di un generale), non dovrebbe essere troppo difficile – anche per un popolo notoriamente distratto come il nostro – riconoscere di chi sia la responsabilità del ritorno del Cavalier Bunga Bunga al Governo!
p.s. Ultima considerazione: ma se fallisse Bersani potremmo continuare fino al nuovo Presidente della Repubblica praticamente senza Governo e senza Parlamento? O alla fine sarà Giorgio Napolitano a toglierci dall’impaccio anticipando la fine del suo mandato per consentire al suo successore di avere l’arma del Tutti a Casa da adoperare contro i riottosi parlamentari e soprattutto con i loro capi? Come potrà mai uscire l’Italia dalla crisi economica senza lo stimolo di politiche efficaci?