Avviso ai lettori del blog – coming out

 In POLITICA

A voi che leggete questo blog, cari amici, è giunto il momento di rivelarvi una cosa per me molto importante: sono – nel mio piccolo – un vero dittatore di internet.

Sì perché questo blog, come quello di tantissimi tenuti da altri blogger nel mondo, è basato su un software che consente di controllare i commentatori, il loro indirizzo IP, la loro nazione di origine. Consente di bloccarli e bannarli, come ad esempio accade nei nostri account Twitter e nelle nostre pagine Facebook, come quella che vedete qui linkata alla vostra destra.

Grazie alla piattaforma di WordPress, e sarebbe lo stesso per Blogger, Tumblr e tutte le principali piattaforme di blogging del mondo, noi – piccoli despota della rete – siamo in grado di decidere quando accettare un commento e quando rifiutarlo e possiamo anche – orrore, orrore! – modificarlo.

Direte voi: il buon Vincenzo Antonio Pistorio in arte Enzo sta rincoglionendo completamente a 41 anni!

Avete ragione per certi versi.

È che trovo molto difficile credere che ci sia veramente gente che pensa che un blog possa sostituire l’interazione fra esseri umani e costituire – in una piattaforma informatica – la base per il dialogo programmatico di qualunque organizzazione, politica, civile o religiosa che sia.

Trovo molto complicato da comprendere che ci siano molte persone, con un discreto bagaglio culturale e con la famosa laurea in tasca (a volte vorrei restituirla all’Università di Catania, sta benedetta laurea!), che possa pensare che la vera democrazia si possa realizzare attraverso strumenti informatici – freddi e senza la passione delle donne e degli uomini – senza porsi il minimo dubbio sulla gestione fondamentalmente assolutistica del gestore del blog o della piattaforma stessa.

E trovo anche molto folle pensare che un dibattito di qualunque tipo, sia esso politico, civile o religioso, possa tenersi soltanto attraverso un social network come Facebook o Google + o attraverso i 140 caratteri di Twitter.

Ora naturalmente tutto ciò accade per qualunque blog del mondo tranne per uno, quello più seguito del nostro Paese dove si è veramente realizzato il sogno di Pericle nel suo famosissimo Discorso agli Ateniesi del 461 a.C.

Soltanto uno, in miliardi di blog sparsi nel mondo, è la realizzazione piena della sovranità popolare, dove sebbene esso sia registrato ad un certo Emanuele Bottaro (almeno fino ad oggi) che non conosciamo pubblicamente, i server dove viene ospitato sono accessibili a chiunque ne faccia richiesta, ogni commento è libero e non viene spulciato e cassato, non vengono analizzati i flussi di traffico e di keywording, moderno sterco del demonio capitalista per orientare il consumatore.

E così ogni pagina sociale, ogni account cinguettante che si rifà al blog www.beppegrillo.it del Presidente del Movimento Cinque Stelle, primo non-partito con un non-statuto ma anche uno statuto, sono le uniche pagine sociali e gli unici account Twitter dove non si fa uso del banning per commenti e utenti sgraditi e non si fa uso di nessuna delle moderne tecniche di Search Engine Optimization e di Web Analysis per orientare i cittadini, a differenza di tutti gli altri blog del mondo, servi di Mammona, che invece, accecati dal dio denaro e dal dio potere, sono collusi con il sistema politico-mafioso che conosciamo bene e che pertanto sono da considerarsi dei nemici del popolo.

Soltanto un blog è libero in tutta la galassia mentre tutti noi che operiamo in rete e che utilizziamo servizi cloud siamo tutti complici del grande complotto demo-pluto-giudo-massonico che vuol impedire ai cittadini di buona volontà di ritornare in possesso dei propri diritti politici e della propria sovranità sulle loro vite.

 

p.s. Una mia amica mi ha fatto osservare che i suoi anziani genitori, non tanto avvezzi con queste nuovissime tecnologie, sarebbero non rappresentati in questo fantastico mondo della politica in rete. Ora poiché non credo (almeno per ora) che Beppe Grillo voglia perorare la causa dell’abbattimento della popolazione anziana o della loro privazione dei diritti politici (soprattutto perché per quanto si voglia presentare giovane si sta avvicinando all’età anziana!) forse potrebbe essere innovativo che ciascuno di noi che abbia un genitore, uno zio o un lontano parente o amico non molto avvezzo tra blog, social network e cinguettii, possa aiutarlo a partecipare alle decisioni – democraticissime – della rete attraverso lo strumento più famoso delle nostre primordiali comunità: la delega. Come in un’immensa e gigantesca riunione di condominio potrebbero – questi vecchi e pigri arnesi della società – delegare i più giovani e i più smart a partecipare a questi meravigliosi e liberi meet up in attesa che essi tolgano il disturbo e passino a miglior vita.

Ci sarebbe sempre l’alternativa che i parlamentari pentastellati si ribellino e chiedano maggiore autonomia di pensiero, come qualcuno ha cominciato a fare sabato pomeriggio a Palazzo Madama, però ci rendiamo conto che non si può pretendere una sistematica violazione del Codice di Comportamento degli eletti del Movimento, edizione riveduta e corretta del famoso testo di L. Ron Hubbard. 

Ah dimenticavo: oggi e domani i senatori rei confessi di oltraggio al Sacro Testo discuteranno se rimettere il loro mandato alla base dei loro elettori. Simpatica trovata questa, se non fosse totalmente errata da un punto di vista procedurale. Le dimissioni di un parlamentare non vengono discusse in rete dai potenziali elettori (potenziali in quanto non sai chi ti ha votato, sempre per quella bizzarra storia del voto segreto) né tanto meno da coloro che ti hanno votato alle consultazioni private, le Parlamentarie, che potenzialmente potrebbero aver conservato le preferenze espresse, ma che siamo sicuri siano state realizzate attraverso una piattaforma in grado di garantire l’anonimato dell’attivista pentastellato e la distruzione totale, globale, mondiale, nucleare di qualunque informazione si potesse ricondurre alla preferenza espressa.

Le dimissioni le accoglie o le respinge l’assemblea alla quale il parlamentare è stato eletto, sempre per quella strana cosa che viene chiamata libertà e che garantisce il singolo dalle possibili pressioni che giungono dall’esterno, magari da chi non è stato eletto in Parlamento ma che dirige, da Presidente, le attività di un determinato soggetto politico.

Naturalmente non è questo il caso di Beppe Grillo e del Movimento Cinque Stelle.

Oppure no?

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