#PoveroPaeseDove son Todos Presidentes
È ormai diventato lo sport nazionale per eccellenza quello di sparare contro il Colle più alto: come ampiamente previsto ieri su queste pagine prima Marco Travaglio e il Fatto si sono scagliati contro il Capo dello Stato, poi dopo qualche ora è stato il turno del loro referente politico, Beppe Grillo, tuonare – e poi naturalmente twittare e ritwittare – contro il Presidente della Repubblica.
#PoveroPaeseDove un comico pensa di saperla più lunga di tutti, verrebbe da aggiungere alla timeline: come ho scritto ieri ho trovato il comunicato di ieri del Quirinale perfettamente equilibrato.
Preciso – come noto a chiunque mi conosca direttamente – che ho trovato schifosa, nefanda e al limite dell’eversione la manifestazione dei parlamentari berlusconiani al Tribunale di Milano e patetiche le parole espresse dall’ex Ministro di Giustizia Alfano.
Tuttavia ho trovato veramente esagerato, da parte di Antonio Sangermano che sostituiva Ilda Boccassini durante il processo Ruby, richiedere la visita fiscale, per la seconda volta, dal momento che Berlusconi comunque si trovava ricoverato. Al di là dell’uveite che probabilmente è stato un pretesto per non presentarsi in udienza, come ha spesso fatto, sarebbe stato opportuno attendere di fissare un’udienza non appena il leader del PDL fosse stato dimesso o – in assenza di dimissioni – quando avesse prolungato oltre un termine ragionevole il ricovero. Se Berlusconi passa per vittima agli occhi di 9 milioni di elettori non è soltanto perché possiede le televisioni e i giornali (che peraltro vengono letti da pochissime persone!): è perché la sua strategia processuale è stata quella di esasperare il clima in aula affinché i Pubblici Ministeri compissero qualche atto – formalmente legittimo – da apparire come persecutorio nei confronti dell’ex Premier. Silvio Berlusconi ha sfruttato i suoi processi per farne uno show e purtroppo PM e giudici del tribunale non l’hanno compreso bene. Fossi nel collegio giudicante non appena fosse possibile stilare un calendario, inserirei le udienza di sabato e di domenica: non credo che una partita del Milan possa essere spacciata come legittimo impedimento da parte della difesa del Cavaliere.
Inoltre trovo semplicemente folle non solo tirare in causa il Capo dello Stato come ha fatto il PDL chiedendo un’udienza che ovviamente il Capo dello Stato non poteva mai rifiutare provenendo dal secondo/terzo partito nazionale, ma anche assurdo l’attacco di Grillo e del Fatto che non si rendono conto che il Presidente della Repubblica rappresenta l’Unità Nazionale, quindi anche tutti quei cittadini che hanno espresso a Silvio Berlusconi (e sono purtroppo tantissimi) la loro preferenza come leader della coalizione di centrodestra alle scorse elezioni politiche. Il Capo dello Stato non può tuonare come fa Grillo, chiedendo che l’ex Presidente del Consiglio vada in prigione o in latitanza, anche se forse lo pensa pure, semplicemente perché è il corso della giustizia che deve essere compiuto e che sancirà – al terzo grado di giudizio – se Silvio Berlusconi sia colpevole oppure no.
Beppe Grillo ha una concezione della Presidenza della Repubblica speculare a quella che ha Silvio Berlusconi, immaginando che la massima autorità dello Stato debba agire secondo propri convincimenti personali e non soltanto attraverso quanto la Costituzione della Repubblica Italiana stabilisce.
Il Capo dello Stato ha il dovere non soltanto di essere ma anche apparire terzo: è garante di tutti, anche di quel 75% che Beppe Grillo non l’ha votato, sebbene lui e i suoi adepti si comportino come se avessero ottenuto loro il 75% dei consensi espressi del corpo elettorale.
Il Presidente della Repubblica non può entrare nel merito dell’ineleggibilità del Senatore Silvio Berlusconi perché ciò compete esclusivamente alla costituenda Giunta per le Elezioni di Palazzo Madama e sebbene io abbia da sempre ritenuto fondata la sua ineleggibilità, dal 1994 quando scese in campo la prima volta non da ieri, troverei estremamente surreale che adesso, dopo venti anni di distanza e soltanto in forza di un mutato equilibrio parlamentare (per di più in forza di una legge elettorale scandalosamente iniqua), ci si appelli ad una legge del 1957 che invece è stata disattesa, e ritenuta inapplicabile, dall’omologo organismo di Montecitorio in tutte le legislature precedenti a quest’ultima, persino quando – nel 2006 – con la medesima legge elettorale vigente il centrosinistra aveva i numeri per dichiarare ineleggibile il Cavaliere.
Trovo pazzesco che di fronte al rigore morale con il quale sta conducendo questa gravissima crisi istituzionale, anziché confidare nella sua saggezza, il capo di un movimento senza democrazia al suo interno e il giornale a lui più vicino, non trovino di meglio che sparare alzo zero contro la massima carica dello stato, senza un minimo di pudore delle nefandezze e dei soprusi che loro stessi stanno compiendo, rispettivamente alla democrazia e al mondo dell’informazione italiano.
#PoveroPaeseDove un comico milionario, pieno di rancore verso chiunque non la pensi come lui, si traveste da sobillatore di masse anziché contribuire – per quanto possa fare – a calmierare un clima politico irrespirabile e indecente, per un Paese Occidentale, a causa proprio di queste derive populiste e demagogiche che ci stanno portando ancora di più ad affondare nel mare di merda nel quale ci troviamo immersi ormai da troppo tempo.
#PoveroPaeseDove non si riesce a comprendere che un avversario politico è meglio sconfiggerlo politicamente, con politiche serie ed efficaci per il popolo italiano, anziché confidare sulle condanne penali e sui cavilli dei regolamenti.
#PoveroPaeseDove non si riesce a capire che senza un’assunzione piena di responsabilità e senza continuare all’infinito la litania degli insulti nei confronti degli altri non si potrà mai riuscire a risolvere la più grave crisi economica, sociale, civica e morale che il nostro Paese abbia mai conosciuto dall’Unità d’Italia in poi.