Lettera al Papa che verrà
Caro Santo Padre che verrà,
non riesco nemmeno ad immaginare il peso che Ella sentirà sulle sue spalle, dal momento in cui i suoi Fratelli Cardinali la sceglieranno come successore dell’Apostolo Pietro e Capo della Chiesa Cattolica Romana.
Tuttavia se Ella avrà accettato l’incarico, sotto lo sguardo severo del Giudizio Universale di Michelangelo, probabilmente avrà ascoltato e interrogato la sua coscienza davanti a Dio e ne avrà tratto la forza per affrontare il Ministero Petrino.
Tra i primi atti che il nuovo Pontefice Romano è solito compiere vi è la conferma di tutti i Prefetti delle varie Congregazioni: ora, futura Santità, non oso nemmeno pensare di suggerirle alcun nome per i Dicasteri. Però La prego di prestare la massima attenzione, sia che confermi il Prefetto sia che ne nomini un altro, alla Congregazione per la Dottrina della Fede.
Nei giorni scorsi abbiamo letto sui giornali che in virtù di non so bene quale interpretazione scientifica è stata rifiutata la Consacrazione di un pane gluten-free affinché una bambina emiliana, affetta da celiachia, potesse comunicarsi. Ora, prossima Santità, i miei rudimenti catechistici si perdono nella notte dei tempi della mia infanzia però mi è sempre sembrato di capire che l’Eucarestia è il Fondamento della Fede cristiana.
E poiché non credo si possano avere certezze su quali farine fossero adoperate duemila anni fa, quando servirono il pane al Maestro durante la Cena del Giovedì prima della Pasqua, credo sia del tutto arbitrario e molto, troppo, umano pretendere che la proteina del glutine debba esserci nella farina, altrimenti non vi è panificazione.
Mi è sembrato di apprendere, dalla lettura del Catechismo della Chiesa Cattolica e dalla lettura del Nuovo Testamento, che quando Gesù istituì questo sacramento aggiunse “Fate questo in memoria di Me“, ma non si addentrò tra le specifiche tecniche delle farine né del processo di panificazione. D’altronde è assai probabile che – essendo Cristo un ebreo – pane e vino serviti alla Sua mensa fossero preparati squisitamente secondo la tradizione ebraica, trattandosi della cena della Pasqua ebraica. E non credo si abbiano informazioni certe sul tipo di vite dalla quale si ricavò l’uva con la quale si realizzò il Primo vino eucaristico.
Ora, Santo Padre che verrà, La prego di intervenire presso l’ex Santo Uffizio affinché conceda a questa bambina – ogni domenica – la possibilità di seguire l’esempio dei suoi genitori e comunicarsi insieme a loro senza mettere a repentaglio la propria salute. D’altronde il miracolo della transustanziazione – essendo miracolo – non può dipendere certo dalla composizione chimica delle Specie consacrate, non crede?
Infine, dal momento in cui Ella viene eletto Sommo Pontefice della Chiesa Cattolica, avrà certamente preso coscienza che tra i titoli dei quali il Romano Pontefice si fregia vi è – come ultimo della lista – Servo dei Servi di Dio: è bene ricordare che tra quei servi che Ella dovrà servire vi è anche questa bambina che – da buona cristiana – vuole partecipare al Fondamento stesso della comunione cristiana e quindi della Chiesa stessa: l’Eucarestia.
Non La deluda.
Grazie