La libertà del grillo
Prima che venisse eletto terzo Presidente degli Stati Uniti, Thomas Jefferson, il 16 gennaio 1787, pronunciò una frase destinata a divenire una pietra miliare nella storia dell’umanità, unità di misura della libertà di stampa e di informazione in un paese:
“Se dovessi scegliere tra un governo senza giornali e giornali senza un governo, non esiterei un istante a scegliere la seconda opzione”.
Dopo oltre duecento anni in Italia, durante la campagna elettorale, il capo di un partito-movimento che si candida a rivoltare l’Italia come un calzino caccia un operatore di un telegiornale, il TG3 diretto da Bianca Berlinguer, dal suo comizio-show.
A dispetto di quel “per cortesia è pregato di uscire” c’è una violenza inaudita: viene cacciato non il direttore del giornale con il quale puoi avere qualche disputa politica, ma un lavoratore.
Negli ultimi mesi abbiamo assistito:
- il sindaco di Parma Pizzarotti che chiede a professionisti di lavorare gratis
- il sindaco di Mira Alvise Maniero che toglie le deleghe ad un assessore in stato interessante
- il capo del movimento Grillo che epura due esponenti del suo movimento togliendo loro il diritto di adoperare il simbolo
- il capo del movimento Grillo che apre a Casa Pound
Cos’altro deve accadere?