Tu vuo’ fa’ l’Americano
Sulle pagine ufficiali Facebook del Presidente Bill Clinton, della sua Fondazione e della figlia Chelsea, qualche ora fa è apparso un post di ringraziamento per il lavoro svolto da Hillary e si rimandava ad un form sul sito della Clinton Foundation per spedire all’ex Segretario di Stato americano un messaggio personalizzato: nome, cognome e Zip Code, il CAP degli Stati Uniti.
Con un misto di retorica e amore familiare papà Bill e l’ex brutto anatroccolo della Casa Bianca Chelsea, hanno espresso gratitudine alla mammina per “aver servito” il Paese e per aver dato a tanta gente, “particolarmente donne e ragazze“, l’opportunità di realizzare i loro sogni.
Sembrerebbe a prima vista uno di quei milioni e milioni di sondaggi che quotidianamente ci propinano sui social network, eppure merita particolare attenzione per due motivi. Il primo in quell’inciso “particularly women and girls“: le femminucce rappresentano il 52% del corpo elettorale statunitense e sono loro – come sempre – a determinare la vittoria o la sconfitta in una competizione politica.
Secondo motivo: non basta agli amministratori della fan page contare il numero di click su mi piace.
Soltanto in Italia, in questa prima campagna elettorale che utilizza facebook e twitter, si pensa che basti il numero di likes e di shares per capire come si muove l’elettorato che utilizza la rete. Così come mi ha fatto sorridere l’adolescente commento WOW di Mario Monti al raggiungimento dei 200.000 followers su twitter! Seguire i cinguettii di qualcuno non significa mica che se ne condividono i pensieri, tanto che spesso molti giornalisti precisano che i tweet sono a titolo personale (ma dai!) e che i Re-tweet non sono endorsement!
E ci mancherebbe!
Tra i politici italiani in lotta per la vittoria elettorale c’è un uso del mezzo sociale alla stessa stregua della TV: con rare eccezioni, penso a Renzi, Casini, Vendola, Giannino e altri (Alemanno addirittura litiga con i cittadini, me compreso!!), che partecipano attivamente al confronto con l’elettorato, la stragrande maggioranza degli uomini politici, compreso il dio dei pentastellati, affida ai loro tweet il loro verbo, senza aver capito effettivamente come diavolo funzioni twitter.
C’è poi un elemento comico: cercando di imitare colui che anche grazie al sapiente uso dei social media è entrato alla Casa Bianca, hanno cominciato a twittare personalmente, oltre che attraverso lo staff. Solo che mentre per Barack e Michelle Obama, (e anche Joe Biden) erano i rispettivi staff a inviare il maggior numero di cinguettii, firmando quelli personali con “-BO“, nel caso del Presidente Americano, in Italia gli scienziati delle comunicazioni politiche dei nostri candidati hanno fatto esattamente il contrario. Lo staff si firma con ST. Con il risultato che è ridicolo leggere talvolta la timeline perché alla fine di ogni tweet trovi sempre questo ST che sembra più la iniziale di una parolaccia che altro.
Tornando alla Clinton i supporter vengono inviati su una piattaforma della Clinton Foundation e così sono gli stessi webmaster del clan Clinton a possedere dati sui visitatori, oltre allo Zip code, in maniera tale da profilare opportunamente il traffico.
Ciò consente agli analisti di studiare per tempo – mancano circa tre anni alle primarie – come si muove l’elettorato (quello che usa il web) e comprendere l’opportunità o meno per la Hillary di tentare nuovamente la corsa alla Casa Bianca.
Naturalmente va da sé che nessuno si sognerebbe, in America, di chiedere a chicchessia di lavorare gratis per analizzare questi dati e qui casca l’asino. La Politica necessariamente costa: puoi anche essere per la totale abrogazione del finanziamento pubblico ai partiti ma se passi a quello privato le possibilità di successo per chi ha poco o nulla sono molto ma molto più basse.
Certo Hillary Clinton sarà anche stata stanca delle miglia percorse in giro per il mondo nel suo ruolo di Segretario di Stato e certamente avrà avuto voglia di staccare la spina e godersi la bellissima casa a Chappaqua, nella contea di Westchester, poco fuori Manhattan e a due passi dagli uffici di Harlem del vecchio re leone del Partito Democratico.
Ma non scommetterei nemmeno un dime che fra due anni, dopo le prossime elezioni di Mid-Term e il regno Obama ormai prossimo alla fine, la vecchia First Lady non scenderà nuovamente in campo. Tre indizi fanno una prova, si dice nei polizieschi. Prima l’intervista congiunta con Barack, poi questa chiamata al saluto su Facebook …
Certo che sarà divertente vedere il vecchio Bubba tornare alla Casa Bianca da First Gentleman ad occuparsi dell’orto che gli affiderà Michelle. Che poi per il suo cuore malandato potrebbe essere anche una cosa buona …