Semel in anno …

 In LIFE, SCUOLA

… licet insanire, si diceva nel Medioevo durante il Carnevale. Una festa che personalmente non è che abbia mai amato tanto ma che mi rendo conto è molto attesa da tutti i bambini, per le maschere, i coriandoli e le stelle filanti.

Osservo di questi tempi che l’ossessione d’essere  politically correct ormai ha superato ogni limite di decenza. Nell’Istituto Comprensivo frequentato dalla mia bambina, la festa di Carnevale, martedì grasso, il 12 febbraio, è lecita soltanto per i più piccoli della scuola dell’infanzia. Niente Carnevale per gli scolari della scuola primaria né tanto meno per gli studenti delle scuole medie.

Mi destano sempre molta perplessità questi provvedimenti che vanno incontro – per così dire – alla church-neutrality: è vero che il Carnevale è una festa tradizionale dei paesi cattolici, con feste e bagordi prima dell’inizio della Quaresima, però non mi sembra la scelta più opportuna – per l’integrazione delle altre comunità – eliminare le tradizioni popolari. Sarebbe anzi più opportuno che fosse proprio la scuola a favorire la conoscenza e lo scambio delle varie culture. D’altronde non ha forse preso piede qui in Italia la festa di Halloween, che era totalmente assente fino a una decina di anni fa dal nostro territorio?

Ho dei ricordi molto teneri dei miei carnevali nell’infanzia e tanto esilaranti di quelli al Liceo. Sarà che ho frequentato gli otto anni di medie ad Acireale, dove il Carnevale è uno dei must del turismo locale, ma gli ultimi due trascorsi a scuola sono stati fantastici: un anno ci siamo vestiti di donne i ragazzi e di uomini le ragazze. Eravamo ridicolmente fantastici: quelli più tarchiatelli come me sembravano delle vecchie matrone di inizio novecento, mentre i ragazzi più in forma sembravano più adatti a Viale di Tor di Quinto a Roma che ad un Liceo. L’ultimo anno poi organizzammo un matrimonio finto, per far sposare due dei nostri compagni più oggetto di scherzi. Eppure anche loro – che magari si sarebbero potuti incazzare – si divertivano.

Quelle cinque ore perse di lezione hanno forse influito sul rendimento complessivo?

Se ci fossero stati dei buddisti, dei musulmani, degli induisti, degli scintoisti, degli atei, degli agnostici si sarebbero forse turbati per aver rappresentato un matrimonio cattolico con uno scemo, il sottoscritto, nei panni del sacerdote?

Io non credo: piuttosto ho la sensazione che con questa sorta di neutralità religiosa ormai abbiamo raggiunto l’obiettivo di un’integrazione fredda delle comunità straniere.

Una sorta di integrazione tecnica e non politica, basata soltanto su calcoli economici e statistici e non sul cuore e sull’amore fra popoli.

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