Punti di Vista
Un bravo, sincero, va al Movimento Cinque Stelle siciliano che ha mantenuto la promessa di restituire l’eccedenza, rispetto ai 2500 euro stabiliti da essi stessi come soglia giusta per l’indennità di parlamentare siciliano, e di farla confluire in un fondo per il microcredito alle imprese siciliane.
Il portavoce regionale, già Candidato alla Presidenza della Regione nell’autunno scorso, Cancelleri, ha dichiarato che per lui passare dalla sua busta paga di 1200 euro di lavoratore dipendente a quella di 11000 di deputato sarebbe stato un’enormità e che 2500 euro era la somma giusta per un parlamentare siciliano.
Ora sono molto contento che finalmente qualcuno mantenga la promessa ma siccome detesto la demagogia la domanda è “ma giusto per chi?“. Insomma un aumento secco del 100% non è pensabile in qualunque realtà aziendale, specialmente in questa epoca di rinnovi contrattuali col contagocce e con una contrattazione nazionale sempre più ridotta a vantaggio di quella aziendale.
Ma io mi chiedo anche un’altra cosa: se un top manager, che guadagna magari di più dei famosi e volgari 11000 euro mensili, che dovrebbe fare se si candidasse? Chiedere l’adeguamento al suo mancato introito?
Sono d’accordo che le indennità dei parlamentari, nazionali e regionali, siano elevate, soprattutto perché sono schizofreniche le voci accessorie e perché sono loro stessi a pagare i portaborse, favorendo in questo modo la triste pratica del nero. Ma chi stabilisce che 2500 euro sia la cifra giusta? Grillo e Casaleggio?
E a Roma? Nel Parlamento nazionale quanto deve essere questa cifra? Si parla di 3000 euro: ma qual è la proporzione con il costo della vita che è enormemente più alto nella Capitale rispetto al Capoluogo siciliano?
Ho l’impressione che ancora una volta l’Italia indignata scelga soluzioni demagogiche a giusti e sacrosanti problemi osservati. Se il Movimento fosse veramente serio dovrebbe presentare una riforma di legge regionale per cambiare totalmente il meccanismo di indennità previsto. Sono necessarie le indennità aggiuntive per i membri di commissione e i relativi presidenti? Non fa parte del lavoro di parlamentare? Perché non sollecitare l’ARS a realizzare una sorta di contratto collettivo per i collaboratori sul modello Westminster?
Indignarsi è facile, così come la demagogia.