Il secolo che non vuole finire
Leggo la corrispondenza di Enrico Franceschini da Belfast, su Repubblica di oggi, e penso che questo XX secolo non vuole mai finire. Sono passati quasi cento anni dall’indipendenza della Repubblica d’Irlanda e sembra che questa guerra civile fra europei, fra protestanti e cattolici, fra indipendentisti e unionisti, non vuole proprio finire.
Su l’Espresso in edicola da venerdì scorso un bel servizio su LondonGrad, come viene chiamata la comunità ricchissima di russi presente in questo momento a Londra. Circa 400 mila abitanti della capitale britannica sono russi, la maggior parte ricchissimi e quindi in grado di influenzare (e molto) i Tory, maggioranza a Westminster. Si capisce forse meglio il perché sulle sponde del Tamigi stiano scommettendo sulla fine dell’Eurozona, forse perché amano più trovarsi a fare affari con i cosacchi che con i più naturali partner europei.
Nel mondo che ruota attorno a Buckingham Palace c’è qualcosa di surreale, di antico, che con gli occhi del XXI secolo appare alquanto ridicolo: si continua a difendere la permanenza di un’istituzione, la Monarchia, che è – per definizione – quanto di più distante dai principi di Equal Rights che si vogliono sempre più introdurre nella società. C’è una famiglia, nel Regno Unito, che è più uguale delle altre famiglie. E c’è un bebè in arrivo che semplicemente è predestinato, come avveniva nei secoli scorsi e come avveniva nella Roma Imperiale.
Non me ne importerebbe nulla, francamente, se non fosse che questo modello istituzionale ha forti ripercussioni all’interno dell’Unione Europea, dove è vero ci sono altre monarchie, ma è altrettanto evidente che sono molto più discrete e marginali rispetto alla Casa Reale inglese. Trovo semplicemente pazzesco che nell’Irlanda del Nord si continui a duellare, per fortuna soltanto verbalmente – almeno per adesso, su una fedeltà alla Corona di Elisabetta II quando sia la Repubblica che la Regione settentrionale dell’Irlanda, appartengono – nominalmente – alla stessa struttura sovranazionale.
Ora noi in Italia abbiamo mille difetti ma almeno il 2 giugno 1946 ci siamo liberati per sempre di questo retaggio millenario di una famiglia più uguale delle altre e tutti – sulla carta – possono aspirare un giorno a servire il proprio Paese per un arco limitato di tempo, tornando poi alle proprie attività.
E quando leggo di questi quattrocentomila russi che muovono enormi capitali a Londra non posso non chiedermi se chi vive nella provincia inglese e aspira a separarsi dall’odiato continente e a rivivere i fasti di un Commonwealth che non tornerà più, sa che la partita non è che l’euro scompaia o meno: il punto è che stanno consegnando pezzi enormi della loro ricchezza ai sonanti rubli che arrivano da Mosca. È questa la Big Society che volevate quando avete consegnato a David Cameron e Nick Clegg le chiavi del potere?