Meriti e famiglie

 In POLITICA

Noi italiani, sempre così tafazzisti a darci le martellate sulle parti più intime, non ci rendiamo conto che l’unico metodo per contrastare raccomandazioni e nepotismo passa attraverso due concetti che non possono essere più tabù nemmeno a sinistra: merito e pari opportunità. Del primo ne ha parlato moltissimo Matteo Renzi durante la sua campagna elettorale per le primarie del centrosinsitra, mentre del secondo aspetto è la sinistra più radicale di Nichi Vendola a farne una bandiera. Pierluigi Bersani ha il compito di fare la sintesi e rendere compatibili – a sinistra – entrambi i concetti.

Bisogna infatti comprendere che non siamo l’unico paese al mondo dove le famiglie sono importanti e il cognome diventa importante. Ne scrive oggi Paolo Mastrolilli, su la Stampa, parlando di un futuro impegno politico di Chelsea Clinton, figlia unica di Bill e Hillary Clinton. Non si è spenta ancora l’eco delle ultime elezioni statunitensi, che hanno consegnato alla storia Barack Obama per il suo ultimo mandato presidenziale, che già si parla delle elezioni del 2016. E se fra quattro anni Hillary, sempre che decida di candidarsi e poi dovesse vincere le primarie democratiche, potrebbe addirittura affrontare Jeb Bush, ultimo dei figli di George Sr., già Governatore della Florida nell’anno che consegnò la Casa Bianca al suo fratellone George jr., nella sfida infinita fra due clan acerrimi rivali, in futuro chissà se anche Chelsea deciderà di buttarsi anima e corpo nell’agone politico. Già alle ultime elezioni un altro cognome importante è tornato al Congresso, quello più suggestivo, Kennedy, grazie al nipotino di Bob, Joseph “Joe” Patrick, che ha riportato il nome della famiglia più famosa e più glamour d’America dentro al Congresso degli Stati Uniti, dopo la scomparsa dello zio Ted.

E se in Italia è stata praticamente crocifissa Silvia Deaglio, figlia dell’economista ed editorialista de la Stampa Mario e del Ministro del Lavoro Elsa Fornero, rea di essere una ricercatrice, come se non fosse perfettamente normale che la figlia di due accademici così importanti abbia mangiato pane e ricerca insieme agli omogeneizzati, si dovrebbe riflettere sul fatto che le pari opportunità non si realizzano al ribasso.

Se Chelsea scenderà nella contesa politica ovviamente il peso del suo cognome giocherà e molto: avere un padre come Bill, vero animale dell’arena politica, e una madre come Hillary, avvocato sopraffino e ottimo Segretario di Stato, avrà un peso.

Ma ciò che contraddistingue una società improntata sul merito è che un perfetto sconosciuto dinoccolato, figlio di una madre praticamente single, mezzo africano e mezzo bianco, con un secondo nome musulmano (Hussein), cresciuto alla Hawaii dai nonni, sia potuto arrivare alla Casa Bianca. E prima di Obama lo stesso Bill Clinton, giovanissimo governatore  – a 32 anni, l’età della figlia – del suo stato, l’Arkansas, figlio di una famiglia disastrata, era riuscito a fare carriera.

Ecco il problema quindi non è che chi proviene da una famiglia nota debba emigrare, come ha fatto il fratello di Matteo Renzi , per evitare che si dicesse che fosse medico perché fratello del sindaco. Bisogna far sì che tutti, quelli con cognomi noti e quelli perfettamente sconosciuti, si giochino la partita con le stesse medesime regole e che nessuno venga penalizzato per la famiglia di provenienza.

Nascere in una famiglia non è titolo di merito, ma nemmeno può esserlo di demerito.

Come direbbe una mia amica è solo frutto del caso e della cicogna che siamo nati in Italia. Potevamo nascere da un’altra parte e racconteremmo un’altra storia!

p.s. per i quattro gatti che leggono questi pensieri in libertà informo che per ragioni gastrointestinali, epatiche e cardiologiche eviterò di guardare la politica italiana e la campagna elettorale fino al 7 gennaio. Poiché fra qualche giorno atterrerò sulla mia amatissima pista di Fontanarossa non voglio rovinarmi le giornate che mi separano dalle vacanze a Catania, con il mio mare e la mia montagna, pensando ai due mesi che ci mancano – sempre che non abbiano avuto ragione i Maya e quindi ciao ciao a tutti venerdì 21 – alle elezioni e quindi ai 45-70 giorni più brutti che il nostro Paese si appresta a vivere. Il mondo è grande, bello e vario e non di solo berlusca (e di Grillo) vive l’uomo.

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