Abuso di parola
Sarà che sono vivo grazie ad una colossale botta di culo – pardòn! – di mio nonno, partigiano rastrellato dai nazisti che decisero di mandarne solo 100 nei campi di concentramento in Germania e mio nonno (insieme a un altro sculato – ancora pardòn! – come lui) era il 102°, sta di fatto che quando sento la parola censura per un orribile post di Piergiorgio Odifreddi, che sosteneva un’equazione miserabile Israele=Nazismo, cadono le braccia per terra.
Mai parola è stata più abusata oggigiorno e basta leggere i commenti a questo post di Zucconi, commenti peraltro off topic, per capire a che livello di schizofrenia collettiva siamo ormai arrivati.
Il prof. Odifreddi, che comunque è un ottimo pensatore anche quando non lo condivido minimamente (e ciò accade spessissimo), non può certo considerarsi vittima di censura se la direzione del giornale per il quale scrive/scriveva, sia stato Ezio Mauro (direttore della testata) o Vittorio Zucconi (direttore del sito) poco importa, decide di rimuovere un post. Sanno benissimo, tanto Mauro quanto Zucconi o Smorto (condirettore del sito), che una volta pubblicata in rete qualcosa questa rimane per sempre, nelle maglie della rete.
Rimuovere il post ha quindi avuto ovviamente un significato puramente simbolico.
Ma gridare alla censura quando chiunque può aprirsi una pagina su internet e scrivere tutte le stronzate – aridaje pardòn – che vuole, come lo scribacchino che state leggendo, è semplicemente e totalmente una falsità.
Censura è quella che operano nei regimi dittatoriali dove non vi è accesso all’informazione né tanto meno la possibilità di fare informazione. Censura è quella che c’era in URSS, che c’è ancora a Cuba, che c’era durante il Fascismo, il Franchismo, nelle dittature di destra sudamericane. Censura è quella che c’è nella Repubblica Popolare Cinese e nella Repubblica Islamica di Teheran.
Censura è impedire che un cittadino possa esprimere liberamente la propria opinione, sempre e comunque.
Ecco se fossi in Parlamento farei una proposta di legge per introdurre nel nostro ordinamento un nuovo reato, dato che in Italia si capisce soltanto quando c’è una legge (anche se spesso non la si rispetta né applica).
Il reato di abuso di parola.
p.s. Spesso si pensa che la parola libertà comprenda tutto. No, libertà senza responsabilità è niente. Non si può scrivere quello che si vuole solo perché ti fa male la pancia! Bisogna capire che quando si scrive qualcosa si porta la responsabilità di quello che si scrive. E nel caso di Odifreddi la questione è semplice e la spiegherei come si spiega ai bimbi che non si fanno i ruttini fuori casa.
Ecco tu a casa tua fai quello che vuoi, puoi ruttare, vivere nel lordume e fare ciò che più ti rende felice. Ma se vieni a casa mia le regole le faccio io. E se dico che sui miei blog stronzate del genere non si scrivono ho il diritto e il dovere di intervenire. Non è censura. È semplicemente educazione.
p.s.2 Scommettiamo che fra qualche tempo il prof. troverà un blog sul Fatto Quotidiano ad attenderlo?
p.s.3 Du’ palle co’ sta storia dei complotti, delle lobby ebraiche, del latino …
p.s.4 Ma non avrebbe fatto migliore figura il matematico piemontese se avesse detto: “OK stavolta l’ho sparata grossa!”, o lui non sbaglia mai perché applica la logica a tutto?