Sintomi di invecchiamento

 In MEDIA

Sono sicuro che il mio amico Alessandro starà stamattina aspettando un mio commento sulla notizia di ieri e cioè sull’addio alle scene della politica del Cavaliere. Lo deluderò, rimandandolo alla lettura di quanto scrissi l’anno scorso perché quanto accaduto ieri è semplicemente la parola fine del film cominciato a Cannes durante il G20 del 2011.

Oggi voglio invece parlare di invecchiamento.

Lo spunto me lo dà il commento di Vincenzo, il mio amico già citato in questo blog, il quale ha commentato la mia risposta al suo precedente contributo di pensiero.

Scrive a notte (per me) ultrafonda Vincenzo:

  … il bello dei blog democratici e’ che non per forza l’owner deve avere l’ultima parola …

… è altresì vero che è pericoloso CREARE dei bisogni …

in una nota pizzeria … portavano il menu su un iPad … qual e’ il reale bisogno di usare un iPad … Un tinto (scarso in siciliano, n.d.b.) tablet della Mediacom con Android a … 99 euro non era sufficiente … non era in grado di assolvere al suo compito, ovvero visualizzare un sito per mobile? Secondo me si, ma siccome fa scena … ecco cosa intendo per “spreco” inutile … mi auguro converrai….

… non si debba innalzare a divinità uno come Jobs senza sapere che è grazie ad altri che lui può essere considerato divinità. Noi siamo la nostra storia e viviamo grazie a ciò che sappiamo del passato e il nostro futuro è fortemente influenzato dal nostro passato ….

… spesso … si suole associare GNU/Linux == Comunismo, solo perché … gratuito …. Che la maggior parte del movimento sia di sinistra non vi é dubbio, ma politicizzare un sistema operativo, per me é roba per chi non ha argomenti per sostenere le proprie idee….

… L’unica che personalmente dico con disprezzo é WINZOZ proprio perché per me é zozzeria, spazzatura informatica, l’emblema di cosa NON si dovrebbe produrre in termini informatici … rappresenta per me l’archetipo di ciò contro cui lotto quotidianamente ….

… un giorno prenderai sulle tue ginocchia tua figlia e gli spiegherai che un tempo le foto si facevano su pellicola, che tutti quei grandi nomi che hai citato nel tuo post, non sapevano come sarebbe stato il loro scatto finché non lo avessero sviluppato, che questi non avevano la possibilità di rivedere le loro immagini e che non c’era alcuna “intelligenza artificiale” ad aiutarli. Non si può dimenticare la storia ma anzi diffonderla e soprattutto le nuove generazioni DEVONO avere un punto di riferimento, uno zero dal quale poter sviluppare il loro futuro.

… “Senza libertà di scelta non c’è creatività, e senza creatività non c’è vita”
purtroppo nel mondo della MELA non c’è vita perché non c’é libertà….

Questa lunga risposta di Vincenzo mi ha depresso: mi ha fatto comprendere infatti di come io sia diventato cinico, disincantato e invecchiato, incapace di continuare a vivere sogni, pragmatico.

Vincenzo mi parla di un mondo romantico, dove i blog sono democratici e dove la Rete è questo luogo di grande comunicazione e liquidità, come si ama dire oggigiorno. Io invece penso che – a cominciare da questo sul quale scrivo – i blog non sono affatto democratici, avendo io comunque la possibilità di rimuovere commenti a mio piacimento, non fosse altro perché i Terms & Conditions di WordPress li ho accettati io. Non ricordo quale Presidente USA (vedete che sto invecchiando? Anche la memoria gioca brutti scherzi!) disse una volta che comunque la mettiamo il secchio alla fine finisce sempre sulla sua scrivania, lì nello Studio Ovale. C’è sempre una responsabilità finale, qualcuno che sia responsabile per ciò che si scrive o che viene consentito si possa scrivere.

Sono invecchiato perché forse anche io qualche tempo fa sarei stato un missionario di qualcosa come lo è lui: invece adesso mi metto a parlare di bisogni,  di marketing, di industria.

Vincenzo dice di combattere ogni giorno contro MS: io forse qualche anno fa avrei detto la stessa cosa, adesso invece la pigrizia prende il sopravvento, vedo che Windows 7/8 non è neanche così malaccio per quello che ci devo fare in ufficio!

Mi rendo conto di invecchiare perché se solo immagino di tenere ferma, cosa letteralmente impossibile (chi ha figli lo sa!), quei venti chili di figlia sulla mie ginocchia (povera la mia malandata schiena!) e raccontarle che una volta Ansel Adams riprese quelle stesse montagne che lei ha visitato l’anno scorso a Yosemite e che le sue foto rappresentano l’anno zero della fotografia in Bianco e Nero, non riesco proprio a capire le ragioni per le quali dovrei partire dai supporti sui quali riprendeva e sviluppava il fotografo americano. Nemmeno Pinturicchio aveva visto le sue tele se non nella sua mente! Questo è il mistero dell’artista, la capacità di immaginare indipendentemente dal supporto fisico.

Ti rendi conto che sei vecchio quando la tecnologia che una volta ti sembrava di nicchia  diventa per te  uno strumento come il mestolo della cucina o come la moka!

Chissà se quelli arretrati come me, che preferiscono ancora la moka alla Nespresso di George Clooney, si siano mai chiesti che una volta il caffè si faceva con la napoletana e che la scoperta della Bialetti, poi copiata da tutti, rivoluzionò il modo di concepire la nostra bevanda preferita.

Si dice che uno è quello che fa: Vincenzo è la dimostrazione. Ama così tanto il proprio mestiere da averne fatto una ragione quasi esistenziale, di lotta quotidiana contro il male rappresentato da coloro che – a suo giudizio – inibiscono la libertà di scelta, quindi la creatività, indi la vita stessa.

Forse sono quelli come me, sempre alla ricerca di qualcosa che gli piaccia davvero, che forse non sanno chi siano effettivamente. Forse quelli come noi, che lavorano al vertice della catena alimentare del mercato della domanda e dell’offerta, hanno ormai perduto il romanticismo dei primi tempi. Forse perché si pensava – come tutti i ventenni – di cambiare il mondo, che con il tuo lavoro, il tuo mestiere, la tua passione avresti reso il mondo un posto migliore e poi ti rendi conto che è il mondo ad aver cambiato te, ti ha reso pigro, ti ha fatto cedere pezzi della tua libertà in cambio della comodità.

Sono quelli come me che sebbene sanno benissimo che è antieconomico continuare a pagare un abbonamento (salatino!) all’unica televisione satellitare che abbiamo in Italia continuano comunque a farlo per la comodità di registrarsi i programmi e vederseli quando si vuole, sebbene ormai in rete si trovi di tutto, in streaming e con buona qualità.

Già la Rete: panacea di ogni male contemporaneo, la Terra Promessa del Nuovo Millennio.

Un’ultima considerazione sull’invecchiamento riguarda però la supposta divinizzazione di Steve Jobs. Rispondo in maniera analoga a come rispose il grande giornalista Guglielmo Zucconi, padre di quel mostro sacro che è (per me) Vittorio, quando gli chiesero perché non si convertisse all’Islam. Faccio così tanta fatica a credere nel mio Dio, che è quello giusto, per pensare di credere nel dio Jobs. Steve non è stato una divinità, così come nessuno dei padri fondatori dell’informatica. È stato semplicemente un uomo con un grande intuito e che alla mia età attuale ha capito gli errori che aveva compiuto in gioventù e ne ha rimediato. D’altronde non si capirebbe per quale motivo nel 1997, all’età di 42 anni e dopo averlo sbattuto fuori senza nemmeno un minimo di riconoscenza per aver fondato l’azienda, Apple lo richiamò per salvare l’azienda.

Mi rendo tuttavia conto che quello che per me è un grande merito di Steve per gli informatici puri sia l’inizio di ogni male. Il guro della Apple ha trasformato il suo vascello di pirati, la sua setta protestante, in una grande porta-aerei, in una chiesa, con i suoi riti e le sue messe cantate. Jobs ha capito che Apple doveva trasformarsi da azienda produttrice di computer e quindi orientata solo al computer ad azienda produttrice di tecnologia. Insomma ha deciso di emanciparsi e non considerarsi più figlia di un dio minore, giocando con le stesse regole dell’industria tradizionale.

Gli informatici probabilmente hanno vissuto questo come una sorta di tradimento, di rinnegamento dei valori del club del quale lo stesso Jobs faceva parte.

Qui sta secondo me la grande divisione: fra chi ritiene che l’informatica debba rimanere con dignità figlia di un dio minore, dove la funzionalità, lo scopo dell’oggetto, possibilmente al minor prezzo, è determinante nella scelta di un oggetto e chi invece pensa che anche l’ICT sia un’industria come le altre, che abbia raggiunto la maturità dell’industria pesante e che possa essere gestita con la logica delle altre merceologie e quindi del marketing di prodotto.

Apple ha scommesso su questo secondo punto e per ora i risultati mi sembra le stiano dando ragione, essendo l’azienda a più alta capitalizzazione della storia del capitalismo e con una liquidità da far impallidire lo stesso Dipartimento del Tesoro.

Capisci però che invecchi quando nello stadio dove si disputa l’eterna partita fra Microsoft e Apple, fra Mac e Linux, fra Ubuntu e Windows, non ti accomodi nemmeno in tribuna.

Semplicemente non la guardi più.

Recommended Posts
CONTATTAMI

Per qualunque informazione scrivimi e ti risponderò al più presto possibile.

Not readable? Change text. captcha txt
0
VINCENZOPISTORIO.COM