44° o 45° Presidente?

 In POLITICA

Fra due settimane, mercoledì 7 novembre, noi italiani ci sveglieremo dopo che nella notte gli americani avranno scelto un nuovo presidente, il 45° inquilino della Casa Bianca, oppure avranno mantenuto l’attuale, Barack Obama.

Certo che se il 44° Presidente degli Stati Uniti d’America dovesse perdere queste elezioni presidenziali 2012 una buona parte lo dovrà a causa della sua pessima performance televisiva del 3 ottobre scorso quando, davanti a oltre 60 milioni, sembrò proprio non avesse voglia di continuare a governare la più importanze potenza economica, industriale e militare del mondo. E se invece le dovesse vincere di misura dovrà anche in questo caso prendersi tutta la responsabilità di quella sera perché ci sta facendo assistere, in queste ultime battute, al rischio di avere un personaggio come Mitt Romney come Commander in Chief delle Forze Armate più potenti del mondo. Ed è – ammettiamolo – molto stressante il solo pensiero!

Se Barry quattro anni fa giocò in difesa la sua partita sulla politica estera, contro John McCain, grazie alla scelta di Joe Biden come vice e la ventilata e poi infatti realizzata nomina di Hillry Rodham Clinton al Dipartimento di Stato, è inquietante – per noi che non siamo americani – pensare che né Mitt Romney né il suo vice Paul Ryan – sappiano le minime basi di politica estera e militare.

E al di là delle battute sulla cavalleria e sulla fanteria, che hanno suscitato molte risate ieri in Florida, c’è da piangere a pensare che questo Mitt Romney potrebbe un giorno portare con sé la valigetta dei codici nucleari.

Ma come diceva il Presidente Eisenhower questa è la democrazia, anche quando i risultati non ci piacciono.

Una mia amica mi ha chiesto come sia possibile che un dibattito televisivo sposti così tanto gli esiti elettorali in America. In realtà – se ci pensiamo –  può forse sembrare pazzesco, per chi di noi ha le idee piuttosto chiare, eppure non ci rendiamo conto che fu quello che accadde ad esempio nel 2006 quando Romano Prodi, che era in testa di molto in tutti i sondaggi, ottenne la vittoria di un’incollatura alla Camera per 24000 voti (aprendo la litania del riconteggio di Berlusconi) e di soli due senatori nella Camera Alta solo ed esclusivamente in virtù delle circoscrizioni Estero poiché sul suolo natio la Casa della Libertà aveva vinto.

E sono proprio gli indecisi quelli che si fanno un’opinione da questi dibattiti e per fortuna che Barack Obama si è ripreso negli ultimi due. Sarà stato forse perché il primo si è tenuto il giorno dell’anniversario di matrimonio e forse avrebbe voluto essere da un’altra parte con la sua Michelle, sta di fatto che quello visto ieri era proprio un altro Obama. Certo in US vi è anche una componente non trascurabile che è dovuta alla diversità direi dermatologica dei due: Obama è un uomo di colore, un nero, e viene quindi percepito da una moltitudine di conservatori, specialmente i cosiddetti WASP, White Anglo-Saxon Protestants, come un usurpatore, tanto che lo slogan della campagna di Romney è Riprendiamoci l’America, come se fosse stata rapita da chi americano non è (tuttora c’è una grossa parte – ignorante – dell’opinione pubblica stelle e strisce che ritiene Barack Obama un presidente abusivo, come quei cattolici cosiddetti sedevacantisti che considerano la Santa Sede vacante a partire da Papa Paolo VI, primo papa dopo l’apertura del Vaticano II).

Mitt Romney ha ripetuto non so quante volte I agree, sono d’accordo, che penso che molti si saranno chiesti perché votare un imitatore dell’altro, quando abbiamo l’originale già in casa e con quattro anni di esperienza. D’altronde spesso noi italiani abbiamo preferito il Cavaliere proprio a coloro che hanno tentato di scimmiottarne le tecniche comunicative dell’ex Primo Ministro: tra l’originale e l’imitatore l’opinione pubblica di solito sceglie il primo.

Ma la scena più bella del terzo dibattito si tiene alla fine e la si può vedere nel video sottostante a partire dal 92° minuto circa, dopo i saluti finali. Ciascuno dei due candidati saluta le proprie consorti e Romney abbraccia tutti i propri familiari venuti in massa a fare il tifo per lui. Poi Michelle e Barack si avvicinano alla famiglia dello sfidante e si salutano, con una cordialità – specialmente verso i più piccolini – che noi in Italia ci sogniamo. Perché questa è la grandezza dell’elezione presidenziale.

Posso anche essere sicuro che io vinca ma se gli americani dovessero decidere che quell’altro debba avere il mio posto allora il mio avversario di ora diventerà il mio Presidente.

Si chiama Democrazia.

http://www.youtube.com/watch?v=4p9r3OWhegE&t=1h32m41s

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