Fuori dalla realtà
Sulla intranet della mia azienda noi dipendenti abbiamo uno spazio dedicato agli annunci, una sorta di bacheca virtuale dove ciascuno può mettere il suo bigliettino.
Tra i miei passatempi preferiti c’è l’osservazione del mercato immobiliare degli affitti di Roma e mi rendo conto – leggendo la stragrande maggioranza degli annunci – che molte persone ormai vivono completamente fuori dalla realtà.
Ci sono prezzi richiesti, per bilocali, che superano tranquillamente il migliaio di euro come se i famosi due milioni del vecchio conio non costituissero lo stipendio base di un operaio metalmeccanico.
Ho la sensazione che chi ha avuto la fortuna (ereditando) o la bravura di poter comprare appartamenti si stia lasciando prendere la mano.
Siamo a Roma, signori miei, dove la maggior parte delle persone non ha redditi da supermanager d’azienda!
Ora anche ammettendo che siamo tutti onesti, dichiariamo tutto al Fisco per carità, è di tutta evidenza che c’è una divisione profonda – nella nostra società – fra chi vive di lavoro e chi vive di rendita. E nel mondo della rendita fra chi ha ereditato un patrimonio (quindi non se l’è sudato, non è frutto del lavoro) e chi invece ha investito un proprio capitale per i propri successi.
Non voglio criminalizzare nessuno per carità, probabilmente ciascuno di noi individualmente cercherebbe di trarre il massimo profitto da rendite di posizione, sempre rispettando le leggi.
Ma è come sistema che il discorso non funziona: abbiamo creato una società profondamente ingiusta e divisa. Una sorta di neo-feudalesimo dove anziché i latifondi si ereditano i palazzi e gli appartamenti. Il tutto in un contesto non meritocratico, poco solidale e che affida tutto il peso delle nuove generazioni a chi può permettersi un welfare sociale privato.
Siamo tornati indietro di oltre 150 anni, prima della rivoluzione industriale, e purtroppo non sappiamo come uscirne.