Cosa cambierebbe?
Ho ascoltato molto attentamente l’intervista che Fabio Fazio ha realizzato al Cardinale Camillo Ruini, già Presidente della Conferenza Episcopale Italiana e Vicario di Sua Santità per l’Urbe. È stato un dialogo molto interessante, specialmente perché il porporato è uomo di grande cultura e aperto al confronto con chi non la pensa come lui. Fazio lo ha interrogato su alcuni punti e legittimamente l’alto prelato ha risposto con quella che è la posizione della Chiesa su alcuni temi e su quelli dai quali, ad esempio, il suo pensiero si discosta dal magistero del Cardinale Martini recentemente scomparso.
Ma ci sono due frasi, due espressioni, che mi hanno colpito: la prima è la rivendicazione, da parte di Ruini, della novità dirompente del Cristianesimo, unica religione al mondo che si basa sul credo di un Dio che si fa Uomo, che ama talmente tanto l’uomo da incarnarsi. Ed è questo amore per l’uomo che diventa il fondamento di tutta la religione cristiana (si badi bene, cristiana, non cattolica necessariamente) ed è questa la ragione principale dell’annunzio della Buona Novella, il Comandamento nuovo che Gesù dà ai suoi discepoli e che rompe tutti gli schemi: “Ama il prossimo tuo come te stesso“. Oggettivamente nessuna delle altre due religioni monoteiste, l’Ebraismo e l’Islam, pongono al centro del proprio messaggio l’uomo, ma sempre la Verità rivelata dall’alto al basso, in una sorta di conformità ai voleri dell’Altissimo mentre il Cristianesimo pone accanto al rispetto per Dio il rispetto dell’Uomo e tra gli Uomini.
L’altra frase che mi ha colpito è stata pronunciata alla fine dell’intervista quando Ruini si definisce credente aggiungendo umilmente almeno spero di esserlo.
Ho visto in questa frase un’umiltà forse nascosta nell’altera figura di questo potente cardinale che per venti e passa anni ha governato la Conferenza Episcopale Italiana, con frequenti ingerenze nella vita pubblica del nostro Paese. Ho letto in quel momento ciò che ciascun uomo dovrebbe ogni tanto provare e cioè il dubbio, perché solo esercitando il legittimo dubbio si riesce ad avvicinarsi alla Verità, poiché siamo esseri umani e non automi.
E di fronte al dubbio del credente, di fronte all’incertezza dell’inspiegabile secondo l’umana mente, che ho ripensato all’editoriale apparso sull’Osservatore Romano di qualche giorno fa nel quale si stroncava come falso il frammento copto nel quale si è scoperto vi fosse scritto di una possibile esistenza di una moglie per Gesù.
E mi sono chiesto cosa cambierebbe per un vero credente, uno di quelli che credono per davvero, non come noi che facciamo finta di credere a quel Messaggio e poi ci comportiamo in maniera diametralmente opposta, sbattendo la domenica le ginocchia in Chiesa e il lunedì pugnaliamo di nuovo il nostro vicino. Un vero credente come quelli che partono, lasciano tutto e si dedicano agli altri, ai poveri, ai disadattati: quelli come Madre Teresa, quelli come Pino Puglisi, quelli come tutti coloro, dei quali ignoriamo probabilmente l’esistenza, che in questo stesso preciso istante stanno salvando bambini dalla fame, donne da abusi, poveri dalla strada, emarginati dalle malattie. Ecco per costoro cosa cambierebbe se quel Cristo, nel Quale ripongono la Fede e del Quale annunciano dopo oltre duemila anni la sua Parola e il suo Messaggio di amore, fosse stato sposato? Forse la loro Fede diminuirebbe o il Messaggio avrebbe meno forza?
Andrebbe forse rivisto il celibato ecclesiastico nella Chiesa Latina? Mi sembra sopportabile per la Chiesa, almeno così cesserebbe la farsa della doppia morale di tantissimi sacerdoti che celebrano l’Eucarestia e commentano dal pulpito il Vangelo e poi, nelle stanze della canonica, hanno una loro vita, dal mio punto di vista legittima, sentimentale e sessuale, talvolta con figli che spesso non possono nemmeno riconoscere.
Cosa cambierebbe per coloro che pensano che Gesù Cristo sia il Figlio di Dio fatto uomo se poi questo uomo è stato uomo come qualunque essere umano del suo tempo, un palestinese ed ebreo sposato?
Diminuirebbe qualcosa nella sua Divinità?
p.s. la vetrata qui sopra si trova in Scozia, nella Chiesa di Kilmore, appartenente alla Church of Scotland (grazie a Vittorio Zucconi sulla pagina Facebook del TG zero di Radio Capital). Forse l’autore della vetrata aveva avuto una visione di Dan Brown?