Regole e cavilli
Apprendo dalle pagine palermitane de la Repubblica che il candidato alla Presidenza della Regione Siciliana, Claudio Fava, potrebbe essere escluso dalla competizione elettorale siciliana perché ha spostato la residenza in Sicilia con cinque giorni di ritardo rispetto al termine della scadenza.
Ora se io fossi un elettore siciliano, e purtroppo non lo sono più, sarei molto dispiaciuto poiché avrei certamente votato Claudio Fava in questa tornata elettorale.
Però, Benedett’Iddio, come direbbe Antonio Di Pietro, ma non ci potevi pensare prima, caro Claudio, a spostare ‘sta benedetta residenza da Roma a non so dove in Sicilia?
Perché adesso sarebbe facile gridare al golpe come lo fu nella Regione Lazio, nel 2010, quando il PDL a Roma non riuscì a presentare la lista che appoggiava la Polverini. Anche allora fu un ritardo di qualche minuto/ora, ma anche allora si parlò non di un cavillo bensì di un normale termine perentorio necessario per mettere i paletti alle regole di partenza. D’altronde chiunque abbia fatto parte del gioco degli appalti o dei concorsi pubblici sa bene che il termine di presentazione di un offerta o di una domanda è proprio perentorio, pena l’inammissibilità dell’offerta o della domanda.
Adesso gridare al complotto, al golpe, è facile ovviamente e di ciò mi dispiace sinceramente poiché si tratta di un uomo che ha sempre rispettato le istituzioni repubblicane. E poi vorrei capire quale possa essere l’interesse del Viminale ad escludere Fava dalla gara elettorale siciliana.
Poi naturalmente dovremmo cominciare a ragionare su cosa sia la residenza e a cosa effettivamente serva, dato che nella stragrande maggioranza delle volte essa viene adoperata soltanto come meccanismo di elusione, se non evasione, fiscale e per complicare la vita agli emigranti del XXI secolo!!!