Senza vergogna
Una delle prime volte che mi recai nel Regno Unito, per imparare la lingua inglese, mi trovai ospite di una famiglia molto benestante la quale, appreso il mio luogo di provenienza, mi formulò a bruciapelo la seguente domanda: “ma lo sai che in Sicilia c’è la mafia?”.
All’epoca risposi che “sì certo ne ero a conoscenza” però la mafia non era soltanto in Sicilia. La discussione finì lì anche se notai la perplessità nei loro occhi quando mi portarono a casa, per di più insieme ad un ragazzo sardo e quindi proveniente dalla terra dell’Anonima Sequestri, molto attiva a quei tempi …
Immagino adesso la stessa famiglia che magari si mette a leggere cosa stia accadendo nel nostro Paese anche dopo la fine (si fa per dire) del Cavaliere in politica. Osserverebbero quello che accade nelle regioni Lombardia e Lazio, Calabria e Puglia, Campania e Sicilia, e forse capirebbero perché all’epoca dissi loro che la mafia non era solo in Sicilia. Forse da noi la chiamiamo così perché in realtà intendiamo Cosa Nostra, l’organizzazione criminale adesso comandata da Matteo Messina Denaro. Ma in realtà il comportamento, l’atteggiamento e il modus operandi della mafia è in ogni realtà nella quale si opera un sopruso ai danni di altri.
Certo c’è stato anche un periodo molto sanguinoso in Cosa Nostra e nelle cosiddette guerre di mafia, con buona pace di un comico prestato alla politica che ha anche teorizzato che Mario Monti e il suo Governo fossero peggio … della mafia.
Ma in generale tutti questi comportamenti amorali, dove il potere viene esercitato per schiacciare gli altri, costituiscono un comportamento mafioso e dovremmo avere il coraggio, tutti noi che scriviamo su qualunque medium, di chiamarlo così.
Certo che osservando quello che accade in moltissime regioni viene da chiedersi per quale ragioni sono le regioni e non le province che rimangono in piedi. Vorrei sapere che senso ha che in una Nazione di 60 milioni di abitanti si siano attribuiti poteri così enormi a quindici regioni (quelle a Statuto Speciale hanno una origine storica molto diversa e andrebbero anche esse riviste) e si sia loro consentito, in nome di un’autonomia cercata con il solo scopo di disinnescare la mina leghista, di elargire prebende e soldi pubblici non per fare Politica (notare la maiuscola) bensì per distribuire compensi e posti di lavoro in cambio di consenso elettorale, spacciando tutto ciò per i costi inevitabili della politica (minuscolo!).
Leggo che il Presidente del Consiglio Regionale del Lazio, che non è che abbia tutto questo potere in Italia, ha più collaboratori (staff) dell’uomo che comanda e porta la responsabilità della maggiore economia del pianeta e delle forze armate più sviluppate e diffuse: gli Stati Uniti d’America.
Leggo che lo Statuto della Regione Lazio, che purtroppo e ahimè mi ospita, consente la creazione di un gruppo consiliare composto soltanto da un consigliere: concetto che mi va bene in matematica, un gruppo degenere lo potrei considerare, ma che anche solo grammaticalmente mi sembra proprio scorretto o quanto meno inappropriato!
Apprendo che nella mia Sicilia, quella dove l’Assemblea è un Parlamento e i suoi membri si chiamano Deputati e Onorevoli (ma onore de che?), si sta candidando un numero enorme di potenziali presidenti e che chi verrà eletto otterrà a mala pena il 25% dei votanti (che si stima saranno poco più della metà degli aventi diritto).
Ha ancora un senso mantenere in vita tutte queste realtà? Non sarebbe forse il caso di rivedere l’intera struttura amministrativa italiana, magari rimescolando tutto il territorio in maniera più conforme al XXI secolo e mandando finalmente in soffitta tutta l’architettura napoleonica che abbiamo ereditato per la PA?