Conflitti generazionali

 In POLITICA

Ho ascoltato con attenzione l’intervento – per molti aspetti condivisibile – di Diego Della Valle ieri a l’Infedele, ospite di Gad Lerner. Così come ho letto con attenzione ieri l’articolo di Alessandro Penati e oggi l’intervista di Ezio Mauro a Sergio Marchionne sul tema della crisi dell’auto e della Fiat in particolare, su La Repubblica.

Onestamente un po’ di ragioni le hanno tutti e tre: quando leggo Penati affermare

 L’ Italia è come un viaggiatore terrorizzato dagli aerei che, però, decide di volare in Australia; e, puntualmente, viene preso da una crisi di panico a metà del volo. Vorrebbe scendere, ma non può. Invece di valutare razionalmente che l’ aereo è meno rischioso dell’ auto nel weekend, sfoga il suo risentimento contro il pilota che lo costringerebbe a stare lì seduto.

non posso che essere d’accordo. In Italia siamo di fronte ad una scelta veramente epocale (odio questo aggettivo per quanto il Cav. ne ha abusato!): vogliamo essere un Paese occidentale, con un capitalismo serio, con imprenditori seri, con un’amministrazione pubblica seria e con organismi di controllo seri oppure vogliamo fare una sorta di Unione Sovietica mascherata, con lo Stato che fa da creatore di posti di lavoro, imprenditori padroni, sindacati che si accontentano del posto senza pensare a creare le opportunità di crescita sociale? Vogliamo che tutti abbiano veramente le opportunità per scalare l’ascensore sociale o piuttosto vogliamo continuare affinché i figli degli operai facciano gli operai e i figli dei medici i medici?

Allo stesso tempo non si può dare torto più di tanto a Marchionne quando dice che non ci sono i piccioli in tasca alla gente e quindi non se la sente proprio di produrre auto, anche nuove, da far rimanere in magazzino. E non ha torto nemmeno Della Valle quando afferma che la Fiat ha ricevuto tanto nel passato dall’Italia e dovrebbe ripagare in qualche modo il Paese, magari cominciando a fare prodotti più belli (anche se onestamente la 500 e le Alfa rimangono per me molto belle e quindi il discorso ritorna ai piccioli!)

C’è un punto però sul quale dissento fortemente con l’imprenditore piceno ed è lo sprezzante commento su John “Yaki” Elkann, presidente della Fiat. Ora anche se Della Valle conosce Yaki da quando era un bambino questo non giustifica il fatto di chiamarlo ragazzino, in diretta televisiva, poiché Elkann non ha 16 anni bensì 36 e in un paese che pensa di essere normale non sarebbe un ragazzino ma un uomo adulto e vaccinato, in grado di guidare la più importante azienda della penisola. La mia non è una difesa di ufficio per ragioni di età (ne ho solo 4 in più) o per titolo accademico (abbiamo entrambi una laurea in ingegneria): il punto è che sta diventando insopportabile sia che i giovani chiedano la rottamazione dei vecchi (come fa Renzi nel PD) sia che i vecchi additino a ragazzini i più giovani che magari stanno portando una ventata d’aria fresca e di novità nel capitalismo italiano. Il patron della Fiorentina e delle scarpe di lusso non è nemmeno nuovo a questo modo di parlare: a Ballarò qualche tempo fa apostrofò il coordinatore del PDL Sandro Bondi con un bruttissimo e maleducato non parlo con il ragazzo di bottega ma con il titolare, in un momento in cui Bondi, la si pensi come vuole, ricopriva la carica di Ministro dei Beni Culturali.

Quello che manca – nel nostro Paese – è semplicemente un po’ di rispetto e di educazione: in questo senso è azzeccatissima la pubblicità che si vede ultimamente in giro, di un’azienda di abbigliamento, con un bambino che promette ai genitori di essere più disciplinato quando loro (gli adulti) la smetteranno di sporcare la città. Questa è forse la grande differenza con la cultura mitteleuropea: noi continuiamo a essere come ossessionati dalla pulizia dentro le nostre case e lasciamo che le nostre città diventino invivibili e soprattutto sporchissime.

Anche perché sta diventando insopportabile vivere una società nella quale si sbraita in continuazione l’uno contro l’altro senza rendersi conto che nel frattempo il mondo va avanti e non ti aspetta.

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