Chiarezza
Se qualche volta avessi dimenticato perché leggo quotidianamente la Repubblica, da quando ancora ero minorenne, oggi il direttore Ezio Mauro me lo ha sonoramente ricordato con questo suo editoriale. Come una volta ebbe modo di dire Concita De Gregorio, una straordinaria e affascinante donna e giornalista, il quotidiano fondato da Eugenio Scalfari è come un grande supermercato delle opinioni, dove ciascuno può scegliere quello che vuole, può confrontarsi, leggere chi la pensa come lui oppure capire chi invece sostiene il contrario.
Ecco quindi che puoi leggere l’America attraverso l’esperienza di Vittorio Zucconi o la competenza economica di Federico Rampini, due scrittori molto diversi e per questo forse complementari nel giornale di Largo Fochetti.
Allo stesso modo puoi imparare leggendo di economia da posizioni diverse anche dal fondatore. E così sta capitando negli ultimi due mesi con l’acceso dibattito, sul conflitto di attribuzioni sollevato dal Quirinale contro la Procura della Repubblica di Palermo, fra le maggiori penne del giornale, da Scalfari a Zagrebelsky, da Cordero a Rodotà, dalla Spinelli a Pellegrino.
A differenza degli altri quotidiani, a cominciare da Il Fatto Quotidiano che invece ha una e una sola voce, sulla Repubblica si possono leggere diverse posizioni, senza il bisogno, come scrive Mauro, di deformare i cognomi e quindi di scimmiottare un comico, Beppe Grillo, che invece si è messo a fare politica più insultando gli altri che ragionando.
Oggi nel suo editoriale il direttore fa finalmente chiarezza di cosa sia un giornale di ispirazione di sinistra e di questo lo ringrazio, perché ascoltando i telegiornali nei giorni passati e leggendo i quotidiani più vicini a Silvio Berlusconi, sembrava ci fosse in atto una guerra a sinistra fra le migliori teste pensanti del Paese.
Invece c’è semplicemente un riposizionamento della destra borghese e snob italiana: d’altronde Marco Travaglio, leader ormai indiscusso del quotidiano diretto da Antonio Padellaro, non ha mai fatto mistero di non considerarsi di sinistra e soltanto l’anomalia della presenza del Cavaliere in politica, con il suo enorme fardello del conflitto di interessi, ha potuto far credere che un certo tipo di giornalismo fosse espressione di una certa parte della sinistra.
Ho sempre pensato che il giornalista e scrittore piemontese fosse un grandissimo cronista giudiziario, con una competenza mostruosa in termini di giurisprudenza e di procedura penale, ma che difettasse un tantino di obiettività quando si trovava a commentare fatti che esulassero dai palazzi di giustizia.
Naturalmente continuerò a leggere anche il Fatto perché secondo me ci si forma la propria opinione imparando ad ascoltare tutte le posizioni e non soltanto quelle che ti fanno comodo per avvalorare le proprie tesi (con il rischio quindi di farsi un fegato enorme leggendo Belpietro e Sallusti, lo so!).
Tuttavia sono molto felice di aver letto il lungo editoriale di oggi di Ezio Mauro perché è finalmente chiaro che non bisogna per forza andare all’estero per leggere del buon giornalismo, da Le Monde a The Guardian, dal Washington Post al New York Times, da El Pais a The Economist, solo per citare ciò che riesco di straforo a comprendere dato che il tedesco mi è assai indigesto!
E che non è necessario trovarsi per forza un nemico (prima era Berlusconi adesso sono la coppia Giorgio Napolitano – Mario Monti) per vendere copie e scrivere articoli. Basta sforzarsi un attimo e cercare di osservare la realtà, partendo dalla propria esperienza e accendendo il solo strumento che ci distingue dagli altri primati: il cervello.