Santa Pecunia

 In POLITICA

In attesa del prossimo (neo) ministro dell’Economia e delle Finanze del Governo Alfano Primo, il Cavalier del Lavoro  On. Dott. Silvio Berlusconi, pluri-inquisito e pluri-prescritto anche per reati finanziari (per onestà intellettuale anche pluri-assolto non per non aver commesso il fatto bensì perché il fatto non costituisce più reato in quanto lo stesso lo depenalizzò!), oggi potremmo ricevere uno degli ultimi stipendi in euro.

D’altronde stando agli ultimi sondaggi il secondo e il terzo partito italiano, quelli guidati da Beppe Grillo e dal Cavaliere medesimo, sono a favore di un’uscita dell’Italia dalla moneta unica (fantastica a questo proposito la variante berlusconiana dell’uscita della Germania dall’euro, insomma un’applicazione della teoria della relatività alla politica monetaria!), mistificando un passato nel quale tornare, omettendo al popolo sempre più smemorato di cosa fosse il nostro Paese quando la nostra liretta era in balia della speculazione internazionale.

Ne ha parlato oggi il Vice Direttore de La Stampa Massimo Gramellini nel suo consueto corsivo in prima pagina sul quotidiano torinese: è straordinario come gli italiani soffrono di una strana forma di amnesia. Andrebbe studiata nei corsi di studi di medicina e psichiatria. Purtroppo per me ho una memoria come quella di un elefante e ricordo benissimo, per averlo sperimentato sulla pelle della mia famiglia, cosa significava vivere agli inizi degli anni Novanta quando la nostra lira veniva sballottata a destra e a manca dalla speculazione e il Governo Amato I dovette svalutarla e porla fuori dal serpentone monetario che allora vigeva  per uniformare i cambi.

All’epoca la mia famiglia, per garantire un tetto ai miei nonni che ormai vivevano sempre più con noi dopo la scomparsa della mia mamma, si sobbarcò un nuovo mutuo, oltre quello che già mio padre onorava da quasi venti anni, per acquistare l’appartamento dove i due vecchietti vivevano. Il tasso di interesse – visto con gli occhi del 2012 – era da usura, a due cifre belle e grosse. L’inflazione correva anch’essa  a due cifre e il potere di acquisto della classe media si assottigliava sempre di più. Soltanto con il Governo Ciampi, e soprattutto con la credibilità internazionale dell’allora Governatore della Banca d’Italia che venne nominato a Palazzo Chigi dal Presidente Scalfaro, i tassi cominciarono a scendere, l’inflazione cominciò ad esser messa sotto controllo grazie alla famosa concertazione fra le parti sociali e quindi la nostra liretta tornò, dopo qualche anno e dopo la breve parentesi del Cavaliere della prima ora, a essere meno esposta alla speculazione internazionale e quindi in qualche modo protetta dal successivo cambio fisso con l’euro.

Il risultato fu che i tassi di interesse scesero, mutui e prestiti costavano di meno, il costo della vita fu più contenuto e il ceto medio poté permettersi parecchi consumi prima impensabili.

In questo contesto nazionale – come giustamente osserva Gramellini – entrano in gioco i colossi emergenti, su tutti Cina, India e Brasile – che hanno la presunzione adesso di voler consumare come noi occidentali (superiori per civiltà, Berlusca dixit!) e quindi hanno messo in crisi il nostro sistema industriale fatto alla napoletana (mi scusino i napoletani), cioè per far fessi gli altri con la svalutazione competitiva. Anziché competere sulla qualità dei prodotti e far sì che essi vengano comprati semplicemente perché sono migliori, alcuni settori politici, Berlusconi e Grillo in primis, pensano sia meglio fare una svalutazione monetaria e magari drogare temporaneamente l’export con prezzi bassi e non con migliore qualità.

Ora mentre la gente comune, come dice Gramellini, fa tenerezza perché si rifugia in un tempo che fu (anche se non mi sembra che si viaggiasse così tanto e si comprasse così tanto negli anni Ottanta e Novanta) gli esponenti politici che teorizzano un ritorno della moneta nazionale, nelle condizioni attuali, sono dei delinquenti perché sanno che quella ricchezza che loro millantano degli anni passati non potrebbe mai più tornare.

Innanzi tutto perché cinesi, indiani e brasiliani di tornare alle loro condizioni di miseria precedente non si pensano proprio, e ci mancherebbe! Poi omettono di spiegare, soprattutto il super ministro in pectore, che un ritorno alla lira, con le condizioni di spread attuali, non ci garantirebbe di continuare a sostenere il debito pubblico, quindi di pagare stipendi, pensioni e servizi pubblici per coloro che non hanno la fortuna di Berlusconi e di Grillo si essere benestante il comico e ricco sfondato il pluri-inquisito.

Omettono – e per questo li considero dei delinquenti – che i mutui contratti in euro rimangono in euro e quindi una svalutazione della lira anche del 50% (come gli illustri economisti euroscettici propongono per esportare meglio) porterebbe una povertà ancora più diffusa che l’IMU al confronto è un piccolo pizzicotto sul sedere dei nostri concittadini.

Nessuno di loro, grandi menti prestate alla politica per contrastare i professionisti, le salme come li definisce Grillo, ha il coraggio di dire al popolo bue che senza soldi (perché nessuno te li presta in quanto non si fida certo di te, Italia!) non ci sarebbero la scuola per tutti, la sanità per tutti, le strade, le ferrovie, l’illuminazione pubblica, i trasporti e tutto ciò che per noi è SCONTATO ma che non è gratuito!

Sarà che ho visto con i miei occhi l’Argentina del 2002, quella in pieno default, e ricordo bene il clima che si respirava nel paese sudamericano, con la disoccupazione alle stelle e l’acuirsi della forbice fra ricchi e poveri. Anche gli argentini provarono la strada della svalutazione del peso, dopo la sbornia iperliberista di Carlos Menem e l’assurda parità con il dollaro, con un piccolo particolare: quel Paese è ricco di materie prime mentre il nostro le deve importare tutte.

Ha voglia Grillo a predicare le energie rinnovabili, il no al nucleare (che condivido, va detto, perché non mi fido di come gestiremmo una complessità simile), il solare, il vento e via dicendo: tutte queste forme nobili di energia hanno bisogno di tempo per svilupparsi ma il giorno dopo che tornassimo alla lira la benzina costerebbe un botto e quindi addio viaggi (non è che gli aerei poi viaggino a energia solare …), prezzi alle stelle per il trasporto pubblico, per i taxi, per le auto e probabilmente addio riscaldamento 12 ore al giorno in inverno ….

Il Governo Monti non è certo il massimo e per ovvie ragioni rappresenta un compromesso da mal di pancia, ma se riuscissimo a vincere questa terribile malattia mentale che ci affligge e ci ricordassimo dei ristoranti pieni di novembre e di chi ha negato la crisi e ha saccheggiato il bilancio pubblico forse non rischieremmo, nell’autunno o primavera prossimi, di ritrovarci di nuovo – magari con un’altra veste e tirato a lucido per salire al Colle a maggio – quel pessimo esponente della peggior Italia.

Ma il problema purtroppo non è Silvio Berlusconi, né Beppe Grillo, né Matteo Renzi, né Pierluigi Bersani, né Pierferdinando Casini, né Gianfranco Fini: il problema siamo noi italiani, tutti fascisti per venti anni, tutti democristiani per cinquanta, tutti berlusconiani per venti. Adesso è il turno di Grillo, poi ci sarà qualcun altro: sempre cercando di evitare di assumersi le responsabilità proprie e delle proprie azioni, sempre trovando capri espiatori e addossando le colpe agli altri, ai tedeschi per il rigore, agli inglesi per la finanza, ai francesi per la loro grandeur, ai greci, a tutto il mondo!

Sarà per questo che forse il vero prototipo dell’italiano è un ragazzotto di colore, nato a Palermo da genitori ghanesi, che gioca al pallone e che pensa che tutto ma proprio tutto il mondo ce l’abbia con lui, che vi sia una sorta di complotto mondiale e internazionale per far sì che lui giochi male e non segni mai! Quel ragazzo, simbolo della nuova Italia multirazziale, è in realtà un perfetto esemplare della vecchia Penisola immatura ed incapace di assumersi le proprie responsabilità di fronte al futuro, preferendo l’uovo sempre e comunque oggi, anziché pensare alla gallina del domani.

Ho la sensazione che se alle prossime elezioni vincesse di nuovo Berlusconi e magari chissà varare un bel governo anti-euro proprio con Beppe Grillo (d’altronde fra colleghi del mondo dello spettacolo potrebbero fare scintille insieme!) ci sarà sì l’Italia che esce dall’euro, ma anche un bel po’ di italiani che usciranno dall’Italia ….

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