Prese in giro

 In POLITICA

Se qualcuno avesse tanto tempo libero e volesse leggere il testo del documento che il Consiglio dei Ministri ha approvato sulla questione della riforma del lavoro, vorrei che si soffermasse a pagina 22, al paragrafo 7.2 dal titolo altisonante: Conciliazione e disciplina del congedo di paternità obbligatorio.

Per favorire una cultura di maggiore condivisione dei compiti di cura dei figli all’intero della coppia, si sono previste alcune modifiche al T.U. sulla maternità e l’introduzione del congedo di paternità obbligatorio, in linea con quanto previsto in altri paesi e con la Direttiva 2010/18/EU.
In particolare, il congedo di paternità obbligatorio è riconosciuto al padre lavoratore entro 5 mesi dalla nascita del figlio e per un periodo pari a tre giorni continuativi.

Cioè secondo lo spirito di questa parte della riforma grazie a tre giorni continuativi, ripeto tre giorni, si favorisce una cultura di maggiore consapevolezza di come si debbano crescere i figli ….

Ma che ci pigliano per fessi? Se si vuole veramente promuovere la cultura di condivisione e soprattutto si vogliono eliminare le assurde discriminazioni di genere (non si assumono donne in età fertile perché poi ti ritrovi i problemi di gestione di gravidanza, maternità e figli) il congedo di paternità deve essere obbligatorio e seguire esattamente la stessa tempistica della madre lavoratrice, che già deve sorbirsi la fatica di trasportare per nove mesi (o maschietti, ci rendiamo conto di cosa significhi per nove mesi farsi analisi, ecografie, visite cardiologiche, curva glicemica, corsi preparto, travaglio e parto e per di più aumentando enormemente di peso, che se lo facessimo noi saremmo in crisi per una decina d’anni?) e non mi sembra così lungimirante obbligare tre soli giorni di congedo di paternità!

Si chiama presa per i fondelli (per non essere scurrile!).

 

p.s. giusto per condividere la mia esperienza di neo padre, tre anni e mezzo fa. Appena Elisa è nata, ho speso mezza giornata per registrare la sua nascita, un’altra mezza giornata all’Agenzia delle Entrate per l’assegnazione ufficiale del Codice Fiscale (perché se arrivasse successivamente a casa sarebbe troppo per i cittadini che si disabituerebbero alle file) e un’altra mezza giornata all’iscrizione alla ASL di competenza per avere il pediatra (cosa abbastanza urgente mi sembra). Quindi alla fine – solo per questioni burocratiche connesse con la paternità – si perdono un giorno e mezzo. Questo naturalmente non nel 1908 ma cento anni dopo, nell’era della telematica, dei social network, degli smartphone (i tablet di fatto nacquero successivamente), il cloud computing e tutta una serie di cose che quattro sfaccendati ingegneri informatici sparsi qua e là per il mondo continuano ad inventare per renderci la vita più semplice … Così giusto per fare due conti alla fine dei tre giorni ne resta solo uno e mezzo. E siccome i neonati mangiano almeno sei volte al giorno e fanno altrettanti bisognini, se non di più, alla fine nove biberon e una decina di pannolini sono il tempo che questo Governo con la riforma proposta pensa siano sufficienti per promuovere la cultura di condivisione degli oneri genitoriali nella coppia …. Mancava solo che scrivessero che Babbo Natale e la Befana esistono e anziché primavera avremmo pensato di essere a Dicembre … 

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