Comunicare meglio, no?

 In POLITICA

Nelle ultime settimana il Presidente del Consiglio Monti e i ministri Fornero e Cancellieri si sono lasciati andare a battute – più o meno riuscite – riguardante il posto fisso, la mobilità e il futuro dei giovani.

Ora naturalmente non ci vuole un genio per capire che magari non sarà tutto strategicamente preconfezionato e concordato, ma sicuramente c’è una convergenza assai poco casuale nelle dichiarazioni dei tecnici al governo.

Solo che c’è modo e modo di dire le cose, come ci insegnano fin da piccini.

Monotonia del posto fisso, flessibilità, distacco dal nido familiare sono tutti concetti – in linea generale – condivisibili.

Però … c’è un però.

Ogni anno sessantamila laureati si spostano dal Meridione al Nord del Paese: ad un anno dalla laurea il laureato del Sud Italia si trova – in media – a 214 chilometri di distanza da mamma e papà.

Non vorrei sembrare campanilista – sebbene qualche titolo potrei pure avercelo dato che mi trovo a 800 chilometri dal suolo natio – ma quello che appare evidente (forse non al prefetto Cancellieri, ministro dell’Interno) è che noi terroni siamo già costretti, dalla vita, ad emigrare ed ad affrancarci dal nucleo familiare.

A parità di condizioni di partenza, il laureato meridionale paga un dazio enorme per entrare nel mondo del lavoro. Qualche numeretto?

Supponiamo di avere un giovane laureato del Sud che termina i suoi studi a 24 anni. Ad esempio supponiamo cominci a guadagnare 1000 euro al mese (lo so che è una chimera ma è un esempio!) ma è costretto a vivere a Milano. Lo stesso coetaneo suo, milanese, con la sua stessa laurea a 24 anni, comincia a lavorare restando a casa con i genitori: il potere di acquisto di quei 1000 euro vale il doppio per il milanese! Dati gli affitti scandalosamente alti – rapportati ai salari medi, ovviamente – il giovane del Nord è come se guadagnasse il doppio del suo collega meridionale. Sempre rimanendo nell’esempio se l’affitto assorbe una bella metà del salario, 500 euro, il dottore di Milano guadagna 6000 euro netti in più del suo coetaneo. In dieci anni fanno 60000 euro, che mi sembra una buona base magari per acquistare una casa o per qualche investimento, mentre il suo coetaneo farà sempre i conti alla quarta settimana per vedere se almeno un cinema, il 27 del mese, se lo potrà permettere.

E questa sopra descritta nell’esempio è la punta dell’iceberg, perché i salari di ingresso non sono più questi ma decisamente più bassi. Ora direi al caro ministro dell’Interno che dovrebbe anche conoscere bene la realtà del meridione avendoci lavorato ed essendosi sposata un mio conterraneo: non è che forse la mobilità già esiste in questo paese solo che in realtà si tratta di emigrazione forzata e non di libera scelta? Com’è che i flussi di migrazione sono sempre nella direzione sud-nord e mai viceversa? Com’è che si invitano i giovani a spiccare il volo ma poi nel profondo nord e nella borghesia anche più benestante li si tiene a casa fino a 35 anni?

Un’ultima considerazione rispetto all’espressione “posto vicino a mamma e papà“: francamente lo trovo disumano. Mio padre e mia madre non hanno mai lasciato la loro vicinanza con i genitori ma si sono sposati rispettivamente a 26 e a 24 anni, costruendosi il loro nido, facendo i loro sacrifici ma il fatto di rimanere vicino ai genitori ha consentito loro di dare ai loro figli un grandissimo regalo: i nonni. Ora senza entrare in sentimentalismi facili (sono stato legatissimo ai miei nonni, soprattutto dopo la prematura scomparsa di mia madre) mi chiedo se non sia comunque un valore quello di mantenere forti legami con la famiglia, che non è sempre quella dei film malavitosi!

Si può emigrare, girare il mondo e magari tornare: qui invece siamo di fronte allo scempio sociale, al massacro di una generazione intera che deve emigrare per sopravvivere, dividendo sempre di più la società italiana fra ricchi e poveri, fra chi ha una rete sociale e chi non ce l’ha.

Quindi potrei anche condividere quanto asserito dalla Cancellieri se prima il governo facesse in modo che anche nella Terronia si riuscissero a creare quelle opportunità di impresa e di occupazione che rendano appetibile anche la mobilità al contrario, da nord a sud.

Perché come è fatta ora, questa mobilità, è proprio una schifezza.

 

 

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