La sfiga del Vice Ministro
Recentemente ho avuto un vivace scambio privato con una persona (di una certa sinistra snob) che giustificava la caduta di stile del vice ministro Martone. Affermava, questa persona, che nell’infelice battuta del giovane vice ministro, enfant prodige del governo dei Professori, si dovesse dare per scontato che non si riferisse agli studenti lavoratori.
In risposta, un giovane sfigato salentino, ha inviato a la Repubblica una bella letterina nella quale dava conto di quanti e quali lavori egli avesse fatto per mantenersi agli studi e di come il 40% degli studenti lavorasse per contribuire alle spese che le famiglie sopportano per mantenerli all’università. Quindi si parla del restante 60% di studenti, ai quali però bisognerebbe quanto meno sottrarre gli studenti di medicina che hanno un corso di studi più lungo e sono di fatto obbligati – dalla specializzazione – a studiare in ateneo fino a 30 anni suonati!
Ora nella mia pur non lunghissima esperienza universitaria (mi perdonerà il viceministro se a differenza di lui ho impiegato un anno e un semestre in più rispetto al corso legale degli studi per laurearmi), ed anche per frequentazioni amicali e familiari, ho avuto modo di conoscere direttamente alcune altre tipologie ai quali si dovrebbe applicare l’esenzione della sfiga: ho avuto la fortuna di conoscere straordinarie persone che hanno continuato a studiare e a portare a termine i loro studi nonostante seri problemi di salute occorsi a loro o a loro familiari.
Ho conosciuto amici e parenti che hanno avuto delle forti depressioni a seguito della durezza degli studi di talune facoltà o di normali crisi che si possono avere durante il periodo universitario, che talvolta ti portano al drop out (nonostante i risultati siano eccellenti) altre volte a ritardi di qualche semestre (o anni) sul normale percorso di studi. L’esenzione della sfiga sicuramente è dovuta a chi subisce dei lutti durante il percorso degli studi: perché – come forse il vice ministro non sa – nella vita si vive e si muore, e quest’ultima cosa non è dato sapere quando possa accadere. Pertanto può capitare che nel bel mezzo della preparazione di qualche esame universitario il tuo vecchio o la tua vecchia abbia un infarto o un ictus e se ne vada al Creatore, lasciando lo studente universitario con un carico di stress che se il giovane genio del Governo Monti lo avesse subito non avrebbe quella bellissima chioma gramsciana!
Inoltre all’illustre professore temporaneamente prestato al Ministero del Lavoro, dopo la sua francamente poco storica presenza a fianco di un altro indimenticabile professore e Ministro per la P.A., il quasi premio Nobel (così raccontò ad un incredulo Mentana) Renato Brunetta, vorrei ricordare che esistono studenti appartenenti a famiglie che gravano in pessime condizioni economiche e sociali che magari non lavoreranno fuori per portare pagnotta, bensì si faranno un super mazzo tra le mura domestiche magari per alleggerire i costi della famiglia (ma probabilmente per il ministro queste sono considerazioni molto difficili da comprendere, sebbene sia abbastanza evidente che per ottenere gli stessi utili nell’azienda famiglia, se non aumentano le entrate devi necessariamente tagliare le spese), pagando sulla loro pelle due volte: in casa e con il ritardo negli studi.
Quindi al prof. Michel Martone, giovanissimo ordinario a 29 anni, chiederei: considerando tutte queste esenzioni dalla sfiga si può sapere quanti sono questi sfigati effettivi?
Numeri, please!
Perché ho la sensazione che non siano proprio questi sfigati a produrre i gravi problemi delle giovani generazioni, bensì forse la qualità di un sistema accademico completamente da rivedere, se addirittura consente ad uno come Michel Martone di diventare professore ordinario con il metodo che oggi riporta “la Repubblica“.
p.s. Conosco un gran numero di dottori di ricerca che l’Università italiana ha deciso di ripudiare dopo averli sfruttati per tre anni, lasciandoli alle Università straniere (specialmente i grandi atenei americani, sempre affamati dei migliori) o alle imprese private. Se fossero rimasti questi ad insegnare, al posto degli snob alla Martone, forse la situazione della nostra università pubblica sarebbe sicuramente migliore.