Gli esami di maturità
Nell’attesa che i tecnici ultimino il plastico del Mar Tirreno, con i modellini del Concordia (ma vale anche per le navi commerciali il genere maschile?), delle scialuppe e degli elicotteri, per far giocare Bruno Vespa ed i suoi ospiti ed aspettando che anche questa tragedia si trasformi nella consueta farsa italiana, riuscendo a schierarci fra destra e sinistra contro la magistratura (si veda il titolo di Libero di oggi!) anche sugli arresti domiciliari del Comandante Schettino, provo molta pena per quanti in rete si stanno sgolando con il mantra “De Falco è l’Italia vera!“, inneggiando al Capitano di Fregata Gregorio De Falco della Capitaneria di Porto di Livorno. Naturalmente non per l’ufficiale militare, che merita tutto il nostro rispetto, ma proprio per le ragioni che lui stesso, in una bellissima intervista a Repubblica di stamattina, espone con efficacia. Non è lui l’eroe del giorno, non si è eroi perché si cazzia un collega della marina mercantile palesemente inetto al proprio lavoro. Eroi sono coloro che hanno veramente messo a rischio la loro vita per salvare quelle di altri. Chapeau!
Ma in rete proliferano anche commenti a giustificazione del comandante Schettino e sul fatto che abbia compiuto l’errore di una virata, peraltro da lui stesso ammesso, a seguito di un inchino, un omaggio, adesso è noto, al Commodoro Palombo con il quale era al telefono. E questi omaggi sono prassi nella navigazione di crociera.
Ancora una volta la rete ci restituisce la pancia del Paese, e di riflesso la sua scarsa memoria storica e l’immaturità di una società che non riesce a fare il salto da una dimensione individuale dei problemi e della società a una dimensione collettiva e sociale.
In realtà penso che la vera Italia, quella che ha bisogno di crescere veramente, è un po’ De Falco e un po’ Schettino: d’altronde nel 1943 il Re d’Italia, Vittorio Emanuele III, dopo che per un ventennio aveva sopportato e spesso supportato il regime di Benito Mussolini, dopo l’armistizio dell’8 settembre non rimase al Quirinale bensì fuggì via, a Brindisi.
Siamo il Paese di Caporetto e di Vittorio Veneto, del 25 luglio e del 25 aprile. Siamo il Paese delle ricostruzioni del Friuli ma anche quello delle risate de “l’Aquila“.
Il problema di Schettino non è che abbia o meno compiuto l’errore di virata: è l’assenza di senso di responsabilità che colpisce in quelle telefonata. Ed è qui la metafora del Paese che si concretizza.
Guardiamoci attorno: abbiamo TIR che bloccano la Sicilia, benzinai che protestano e minacciano una serrata di sette giorni, farmacisti contro parafarmacisti, i tassisti minacciano di mettere ferro e fuoco la città di Roma (a Gianni, te vuo’ sveglia’?), gli avvocati protestano e pensano di bloccare i processi, i notai … lasciamo perdere che non capisco nemmeno a cosa servano!, gli imprenditori che pensano che solo se fossero liberi di licenziare, sic et simpliciter, i loro fatturati aumenterebbero (ma nessuno che si ponga la domanda del perché in questa classifica redatta da Bloomberg il primo marchio italiano è Gucci ed è al 44° posto e nemmeno appartiene più ad un gruppo italiano mentre Armani è alla 93esima posizione), i pensionati che protestano per il blocco delle pensioni e i sindacati che badano a conservare le prerogative di chi il lavoro ce l’ha già senza pensare a chi è nel limbo (non tutti i sindacati a dire il vero, la signora Camusso prova a ragionare in modo diverso). Nel frattempo i politici con un orecchio ai sondaggi e un occhio alla piazza fanno finta di appoggiare il Governo Monti, cercando di limitare i danni in vista della campagna elettorale del prossimo anno (se non della prossima primavera come l’irresponsabile per antonomasia, Silvio Berlusconi, è tentato di fare).
Se da un lato fa piacere che le testate giornalistiche di tutto il mondo da ieri sera riportano la telefonata fra De Falco e Schettino, così almeno l’Ufficiale della Guardia Costiera ha fatto vedere di che pasta sono fatti gli uomini di mare in Italia (grazie Comandante!), dall’altro stupisce la mancanza di presa di coscienza della gravità della situazione che viviamo nel nostro Paese e quindi l’incapacità di assumersi la propria responsabilità.
Fra qualche giorno arriverà il probabile declassamento anche da parte di Fitch, il governo ha annunciato il decreto sulle liberalizzazioni per venerdì prossimo e vedremo se il ministro Passera manterrà la promessa di modificare il beauty contest sulle frequenze televisive. Aspettiamo insomma di capire se gli esami di maturità, che per l’ennesima volta il nostro Paese dovrà sostenere, saranno superati e in caso positivo con quale voto. Perché da questi esami e da quei voti capiremo se il futuro nostro e dei nostri figli sarà o meno roseo.
Nel frattempo, prima che Sallusti e Belpietro sui loro giornali scoprano che Mario Monti abbia ricevuto qualche altra insufficienza in Educazione Fisica e magari in Religione, come fecero ai tempi dell’insediamento, vorrei sottolineare come stasera (alle 18 ora italiana), alla London School of Economics, il nostro Presidente del Consiglio terrà una conferenza per la quale in uno schioccar di dita tutti i posti sono andati esauriti e soprattutto gli studenti hanno fatto la fila (e molti sono rimasti fuori) per ascoltare l’economista italiano. Ora senza entrare nel merito delle politiche del Governo Monti, avremo tempo a sufficienza per leggerle e commentarle nei prossimi giorni, vorrei qui sottolineare il sensibile cambio di considerazione che la City, principale piazza finanziaria del pianeta, ha adesso nei confronti di un nostro concittadino. Quando qualche anno fa Gordon Brown organizzò il G20 per affrontare la crisi economica, l’allora nostro connazionale invitato si distinse per un fragoroso urlo “Mr. Obama” puntulamente ripreso da Sua Maestà Elisabetta II, solitamente poco avvezza – se non per le intemperanze dei nipotini – agli schiamazzi istituzionali.
E se alla LSE fanno la fila per ascoltare un europeista convinto come il professor Monti la cosa non può che far piacere, soprattutto perché tale attenzione proviene da una città e da una comunità che l’Unione Europea la schifano un pochino.
p.s. Apprendo dal telegiornale di SKY che i giornalisti della carta stampata italiana non sono stati ammessi alla conferenza stampa congiunta del Primo Ministro David Cameron con il Presidente del Consiglio Italiano e che solo le TV sono state ammesse, pur potendo rivolgere le domande solo per nazionalità, evitando quindi che un corrispondente italiano rivolga scomode domande a Cameron (il viceversa ha poca importanza avendo Monti da due mesi risposto più a giornalisti stranieri che connazionali). Inoltre qualche polemicuccia sta nascendo oltremanica perché il Governo Britannico pare abbia annunciato un nuovo mega yacht per la Regina in occasione del Giubileo per i sessanta anni di regno e questo annuncio proprio nei giorni in cui un colosso dei mari si sta inabissando nel Tirreno. Mi sa che l’ufficio stampa di Downing Street abbia bisogno di un corso accelerato di bon ton. Ci auguriamo che il professor Monti, insieme a qualche nozione di Europa, riesca a trasmettere il semplice concetto di portare rispetto. Se non all’Europa, all’Italia e al suo popolo, almeno ai morti.