I figli dei fiori

 In POLITICA

Leggo sempre più in rete come stiano montando le polemiche per alcuni acquisti – non ancora finalizzati – da parte della Difesa di nuovi mezzi pesanti, caccia, navi e blindati, in futura dotazione all’Aeronautica, alla Marina e all’Esercito.

Tra i blogger il solito prof. Odifreddi che nel’ormai consueto attacco alle gerarchie ecclesiastiche aggiunge adesso quello a banche e difesa.

Ora fermo restando che Corrado Passera dovrà mantenere le promesse che ha fatto ieri sera in TV (per risolvere il conflitto di interessi) e  che la Chiesa Cattolica (e qualunque altra organizzazione religiosa) dovrebbe pagare l’ICI su immobili non adibiti al culto o ad opere caritatevoli (pensiamoci però un attimo a quanto, le varie chiese, si sostituiscano al welfare sociale che dovrebbe essere di competenza dello stato) mi fanno sorridere tutti questi autorevolissimi pareri sui mezzi delle nostre Forze Armate o sulle famose garanzie alle banche.

A volte non so se si rendono conto, questi censori e moralizzatori del bilancio pubblico, delle responsabilità che portano quando affermano pubblicamente le loro idee. Rimango basito, come Eugenio Scalfari lunedì sera da Lerner ha magistralmente osservato riguardo ad una fantomatica “abolizione” del debito pubblico, perché a volte si dicono dei veri e propri non sense, solo per cavalcare la giusta indignazione della gente, la paura delle popolazioni di trovarsi di fronte a debiti e a crisi, senza però riflettere sul ruolo che un opinion maker dovrebbe invece avere.

Ora è chiaro che chiunque può dire quello che vuole però  dovrebbe spiegarci anche come dovremmo risolvere i nostri problemi di bilancio pubblico e di vita privata se lasciassimo ad esempio fallire tutte le varie istituzioni bancarie e finanziarie che si trovano in difficoltà.

Non sono pro-banche solo che non sento mai l’alternativa. O meglio sento una voglia di “Islanda“, di non pagare il debito pubblico, senza però minimamente porsi il problema che la nazione dei ghiacci ha una popolazione  di 320.000 abitanti (ripeto trecentoventi mila abitanti), cioè meno della mia amatissima città natale, Catania, il cui buco di bilancio fu sanato con un provvedimento – di qualche centinaio di milioni – ad civitatem del precedente Governo. E chi paragona la mia adorata Argentina, e la sua famosa crisi del 2001, al nostro Paese non ha la minima idea di quello che sta dicendo, poiché i livelli, dei debiti, sono enormemente diversi.

Per quanto invece riguarda le spese militari, fermo restando che gli sprechi vanno sempre e comunque combattuti e quindi mi auguro che nella famosa spending review del Governo ci sia spazio per capire se questi 18 aerei siano tutti necessari o meno, gli odierni indignati del nostro scialacquare denaro pubblico per comprare i caccia probabilmente ritengono che questi mezzi siano – più o meno – dei giocattoli per quei pazzi in uniforme che si divertono a giocare alla guerra. Peccato che questi pazzi in uniforme poi siano gli stessi figli di una Nazione che li piange quando saltano per aria in Afghanistan o in Iraq, spesso anche per l’inadeguatezza dei mezzi stessi o per effetto di  ipocrite regole di ingaggio, frutto di astrusi e ipocriti compromessi politici per non turbare la sensibilità dei Turigliatto o dei Castelli di turno .

Naturalmente questi moderni figli dei fiori sono gli stessi che, non appena un dittatorello africano o mediorientale manifesta la sua forza bruta contro le popolazioni oppresse, sono pronte a scendere in piazza e a chiedere che l’Occidente faccia la propria parte per porre termine ai genocidi, alle torture e a tutto quello che di orribile i vari Saddam, Gheddafi, Ben Ali, Mubarak e adesso la new entry Assad, si sono divertiti a fare. Dimenticano – questi hippy del XXI secolo – che non è che poi i vari omicidi di massa li fai smettere solo con una telefonata e la minaccia di qualche sanzione, che avrebbe semmai l’effetto di affamare ancora di più i popoli, come dimostrato dal famoso embargo cubano che non mi sembra abbia sortito un grandissimo effetto sul potere di Castro!

E non credo nemmeno che pensino che basti qualche gavettone sui vari bunker per far recedere personaggi come Gheddafi o Saddam dal perpetrare le loro malefatte.

Farebbero bene al contrario a sostenere e a pretendere che in un momento di crisi dell’Unione come questo (perché la crisi dei debiti sovrani dei paesi dell’Euro non è altro che figlia dello stallo, dovuto agli egoismi nazionali, che impedisce la nascita dell’unione politica e militare dei sognati Stati Uniti d’Europa) si parta almeno dall’aspetto militare per creare una difesa comune per l’Europa, con il risultato di spendere efficacemente le risorse per gli eserciti comunitari e liberare risorse da impiegare in altri campi.

Altrimenti sarà pura demagogia parlare di caccia e navi.

A meno che si pensi che veramente Assad o Ahmadinejad si fermino con i mazzi di fiori al motto di Peace and Love.

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