L’Avvento e la Quaresima
La mia Festa del Ringraziamento è durata molto di più del solito weekend lungo americano: mi sono preso oltre quindici giorni di tempo per disintossicarmi dall’effluvio di notiziari, blog, quotidiani, riviste e social network che ero solito seguire e talvolta commentare e mi sono dedicato a sistemare i miei archivi fotografici, progettare qualche miglioria al mio sito internet, cominciare la lettura di qualche libro. Nei ritagli di tempo ho comunque continuato a leggere il mio quotidiano alla mattina in autobus, seguire qualche blog di area progressista e ascoltare qualche trasmissione televisiva e radiofonica che commentasse la situazione politica italiana.
Poi ieri sera il Governo Monti ha varato la sua prima manovra economica e mi sono ritrovato come sul punto di ricadere in tentazione …
Comincio col dire che la manovra appena illustrata dal Presidente del Consiglio ha alcuni aspetti che apprezzo e altri che invece contesto.
Cominciamo dagli ultimi: penso sia veramente deprimente che il Governo blocchi la rivalutazione di pensioni sotto i mille euro. Con un andamento dell’inflazione piuttosto elevato come è di questi tempi, un provvedimento siffatto significa una riduzione delle pensioni abbastanza alto. Non conosco l’ammontare – in miliardi – di questa specifica parte della manovra ma forse sarebbe stato meglio cercarli altrove, questi miliardi. Sul fronte fiscale poi credo che l’1,5% sui capitali scudati sia pochino: è sicuramente un punto nella lotta all’evasione ma rimane certamente pochino se non verrà in futuro affrontata la questione dell’evasione fiscale in termini culturali più che in termini politico-economici. Altro aspetto che mi piace proprio per niente è la questione della soglia di tracciabilità a 1000 euro: sarei più favorevole al massimo a 100 euro, o anche all’abolizione totale del pagamento in contante! Con una riduzione drastica delle commissioni delle carte di credito (come peraltro Vittorio Grilli, viceministro attuale, ha menzionato ieri in conferenza stampa). Condivido poi il rammarico di qualche blogger della mancanza – dal momento in cui l’imposta sugli immobili viene riammessa – dell’abrogazione del privilegio per la Chiesa Cattolica di non pagare l’ICI. Si doveva in qualche modo distinguere fra edifici di culto per opere sociali o di propaganda fidei ed immobili sfruttati a fini puramente commerciali, che in qualche modo hanno anche un effetto distorsivo della concorrenza.
Mi lascia indifferente invece chi contesta alla manovra il fatto che si poteva imporre un’IRPEF più elevata a chi guadagna più di 75000-100000 euro. In considerazione delle attuali dichiarazioni dei redditi, così infestate di evasori parziali e totali, avrebbero pagato soltanto i lavoratori dipendenti più ricchi, quindi spesso quadri apicali o dirigenti, che già hanno abbondantemente pagato con le manovre del Governo precedente. Infine qualcuno contesta la mancanza di tagli agli armamenti: certo suggestiva questa idea, ma non è che riducendo le dotazioni organiche ai nostri militari facciamo loro un buon servizio. Magari nei quattro palazzi delle Forze Armate dovrebbero evitare di acquistare Maserati e cose simili, veri e propri sprechi per spostarsi nella capitale, anziché ridurre i mezzi militari a quelli che rischiano la pelle in Afghanistan e nelle altre parti del mondo: se l’Italia vuole essere un grande paese deve anche sobbarcarsi il prezzo di esserlo e che è quello – sotto l’egida delle Nazioni Unite – di partecipare a missioni militari e umanitarie anche pericolose. Ma non si può pensare di ridurre le dotazioni ai nostri militari facendo loro rischiare inutilmente la vita, più di quanto essi non facciano.
Sicuramente avrei preferito che accanto all’innalzamento del bollo sui depositi dei titoli vi fosse stato anche un impegno del Governo in ambito europeo che vada verso una tassazione finanziaria transnazionale.
Infine mi desta molta preoccupazione l’aumento dell’IVA al 23% a partire dalla seconda metà del prossimo anno: temo che avrà un effetto volano non per l’economia bensì per l’inflazione e quindi un effetto complessivamente recessivo per l’economia italiana, troppo basata sulla domanda interna.
Per quanto riguarda le cose della manovra che mi sono piaciute comincio con l’osservare che tassare barche, auto e aeroplani oltre una certa soglia sia in qualche modo una sorta di patrimoniale. Spesso barche, auto di grossissima cilindrata e jet privati sono intestati a società giuridiche e come tali difficilmente riconducibili ad una persona per poterne stimare correttamente il patrimonio. Tuttavia mi sembra opportuno che se uno si compra una Ferrari, la intesta ad una società per scaricarne i costi, almeno il bollo che paga su quell’auto sia calcolato in maniera diversa rispetto alla mia utilitaria! Stesso dicasi ad esempio per le barche: se un natante batte bandiera magari di qualche nazione caraibica e paradiso fiscale, ecco non mi straccerei le vesti se quando attracca in qualche porto della nostra Penisola paghi qualcosa in più dei pescatori di Acitrezza! Naturalmente mi auguro che una legge simile a quella francese, come lo stesso Monti ieri ha citato, sia un giorno possibile nel nostro paese, così tanto per diventare un po’ più civili anche noi!
Naturalmente l’intervento che più di ogni altro sta facendo scalpore è quello che riguarda la riforma delle pensioni con la scomparsa de facto delle pensioni di anzianità e la comparsa sulla scena della pensione anticipata, con un assegno inferiore a quello che si avrebbe a regime con la pensione di vecchiaia. Certo vista con l’occhio deformato di noi italiani sembra un voler toccare la povera gente: a me invece sembra una sorta di sacrosanta giustizia sociale e generazionale. Faccio un esempio personale: tra me e mio padre corrono nemmeno trent’anni (ventisette per l’esattezza). Le aspettative di vita di entrambi sono quasi equivalenti, sui 77 circa per mio padre, 80 per il sottoscritto. Ora ragionando in via puramente teorica mio padre – pensionato a 58 anni nel pieno rispetto della normativa sulle pensioni di anzianità – avrà goduto almeno dieci anni di pensione in più di quanto ne godrò io (ovviamente mi auguro che campi 100 anni e quindi ne goda anche insieme a me qualcuno di quegli anni!). Ho già scritto su questo argomento altre volte: per la prima volta nella storia del nostro Paese c’è una generazione – visibilmente benestante rispetto a quella che l’ha preceduta (che era quella che veniva fuori dal secondo conflitto mondiale) – la quale sta molto meglio di quanto lo sarà la generazione successiva. In altre parole il nostro Paese (in compagnia innanzi tutto dei greci e si stanno osservando fenomeni simili in altri paesi) ha avuto una generazione cannibale, che nella legittima corsa all’accumulo della ricchezza, si è mangiata anche un po’ della ricchezza dei propri figli. Ecco che quando leggo dei provvedimenti sulle pensioni di anzianità io onestamente sono molto d’accordo: magari escludiamo i lavori usuranti (ma quelli veri, non quelli dichiarati tali solo per ingannare la legge) però è impensabile che si potesse da un lato chiedere con una mano di rimanere al lavoro anche fino a 70 anni di età (avverrà, ne sono sicuro) e con l’altra concedere la pensione a 55!
Stesso dicasi per il passaggio al sistema contributivo per tutti. Si chiama equità sociale questa, non macelleria come spesso a vanvera parlano i sindacati o le forze di sinistra extraparlamentare.
Naturalmente i provvedimenti adottati dal Governo Monti hanno posto in me degli interrogativi sulla mia collocazione e su chi sentissi che meglio mi rappresentasse. Mi sono sempre sentito un libero pensatore di sinistra ma la sinistra negli ultimi tempi penso sia stata latitante, specialmente quando ha sposato con troppa convinzione l’idea di un modello sociale fondato troppo sulla libertà di mercato e poco sulle tutele sociali, con i risultati gravosi e disastrosi che sono sotto gli occhi di tutti, specialmente nel campo delle politiche del lavoro. Mi sono interrogato quindi sul perché mi senta più rassicurato da un governo tutto sommato conservatore come quello di Monti, appoggiato dal Partito Democratico, piuttosto che avere magari nuove elezioni e probabilmente un nuovo governo a guida democratica (Bersani?). Sono giunto alla conclusione che questo governo di transizione (chiamarlo di larghe intese è inutile dato che PDL e PD non vogliono si chiami così!) possa servire innanzi tutto al Partito Democratico per chiarire – una volta per tutte – che razza di partito di centrosinistra voglia essere.
Durante il ventennio berlusconiano abbiamo trascorso anni a discutere se si dovesse parlare di “centrosinistra” o di “centro-sinistra“, se il PD appena nato dovesse iscriversi al gruppo del partito del Socialismo europeo, con il veto della Margherita a decretare la nascita del supergruppo a Strasburgo dell’Alleanza dei Progressisti e dei Socialisti europei. Abbiamo trascorso il tempo a scimmiottare Berlusconi e a cercare l’Obama italiano.
Abbiamo avuto Nichi Vendola candidarsi a inesistenti primarie di coalizione tre anni prima della scadenza naturale del mandato del Parlamento, abbiamo visto Francesco Rutelli candidarsi con l’Ulivo nel 2001 a guidare un (im)possibile governo di centrosinistra, fondare il Partito Democratico nel 2008, andarsene dallo stesso nel 2009 di fronte all’elezione popolare del nuovo segretario Bersani, per finire poi in un’alleanza con Casini e Fini.
Abbiamo avuto Antonio Di Pietro scaricare la sua collera contro i “figli di” e poi candidare il proprio – di figlio – alle elezioni regionali molisane. Abbiamo avuto l’Unione, la Fed, la lista unitaria e altre truci semplificazioni giornalistiche con l’unico scopo di confondere gli elettori, inspiegabilmente fedeli alla casa!
Abbiamo visto Matteo Renzi, giovane e creativo sindaco di Firenze, impallinare il proprio leader di partito e recarsi in un’abitazione privata a chiedere l’elemosina per la propria città, adducendo la vile, pupulista e puerile scusa che per la “propria città” si sarebbe recato ovunque, quando sarebbe stato più prestigioso – per quello che rappresenta Firenze nel mondo – pretendere di essere ricevuto a Palazzo Chigi, da Silvio Berlusconi, e non ad Arcore.
Abbiamo visto il sogno di Walter Veltroni sbattere nell’ormai trentennale diatriba con il leader maximo, Massimo D’Alema, senza che entrambi si siano resi conto di come i loro duetti non entusiasmino più i loro compagni (insomma qualcuno dovrebbe spiegare a Veltroni e a D’Alema che non sono Bill Gates e Steve Jobs che si stuzzicavano a vicenda! Quella era concorrenza fra due aziende, qui sono due leader dello stesso partito!).
Abbiamo avuto un partito che ha inventato le primarie salvo poi concepirle in modo schizofrenico, con il risultato di portare i normali dissidi fra i candidati fino alle elezioni e magari oltre (vedasi Pisapia & Boeri!).
Alla fine – anche grazie alla presenza nella rete di blogger di sinistra che sembrano sentire la mancanza di Silvio Berlusconi anche di più dello stesso partito di maggioranza relativa – sono giunto alla conclusione che sono sempre un libero pensatore di sinistra e che il Partito Democratico è sempre il mio partito di riferimento. Sono convinto che ciò che serve al Paese è un ripensamento globale del modello di società nel quale viviamo che deve partire innanzi tutto non solo da una spending review (quella la fanno i conservatori benissimo) ma soprattutto da un’analisi qualitativa della spesa pubblica del nostro paese.
Perché essere di sinistra non significa soltanto far quadrare i conti: significa anche spendere in maniera sostenibile, equa e solidale. Significa aiutare chi è più indietro, creare pari condizioni per tutti, garantire servizi minimi (non significa scarsi!) a chiunque paghi le tasse. Riformare il mercato del lavoro non significa soltanto libertà di licenziamento, perché se fosse così faremmo fare al nostro paese un balzo all’indietro di decenni. Tuttavia non si può pensare che conservare i posti di lavoro, anche quando questi non servano più a nessuno, sia un atteggiamento di sinistra. Per quanto tempo ancora in Italia non si capirà che la Pubblica Amministrazione non può essere più il maggior cliente finale delle imprese, che deve fornire servizi a cittadini ed imprese e non a soddisfare la domanda di quest’ultime, almeno non in maniera predominante? È mai possibile che non si riesca a comprendere che un’economia di mercato basata maggiormente sul mercato interno e foraggiata soltanto da piccole e medie imprese rischia il collasso se non si riesce ad esportare fuori dai confini nazionali la nostra merce?
Ora se l’alternativa è tra un governo conservatore e una copia di un governo conservatore sceglierei sempre il primo, che almeno sa quello che fa e non copia da nessuno! Per cui, caro Partito Democratico, diamoci una mossa: approfittiamo di questa crisi e di questo lasso di tempo nel quale Monti e il suo Governo tengono a galla il nostro Paese per pensare ad un’alternativa non solo elettorale e di governo, ma proprio di società. Respingiamo da un lato come schizofreniche le farneticazioni di Bossi e del suo Parlamento padano, con la surreale annessione di Svizzera e Baviera (non credo che svizzeri e bavaresi siano stati interpellati!) e del nemico comunista di Berlusconi & co., ma dall’altro costruiamo un modello di società che rimuova privilegi di casta, di ordini professionali (a scanso di equivoci mi sono dimesso dall’Ordine professionale al quale ero iscritto proprio perché lo ritenevo inutile per la mia attività lavorativa), di libertà di informazione e di impresa. Pensare ad un progetto globale e complessivo per il Paese, nei suoi rapporti sociali, nei suoi rapporti con la Chiesa Cattolica e le altre confessioni religiose.
Pensare ad un nostro new deal, senza aspettare che la sinistra trovi un papa straniero, un Obama o un Roosevelt di casa nostra!
Non disperdiamo un patrimonio di consenso (i sondaggi in questo momento danno PD e centrosinistra molto avanti a PDL e alla coalizione B&B) aspettando che qualcosa piova dall’alto!
Sicuramente il periodo di Avvento che stiamo vivendo non terminerà con un Natale ricco e gioioso: appena il 2012 sarà arrivato comincerà piuttosto un periodo di Quaresima piuttosto lungo ed intenso. La speranza è che dopo finalmente arrivi una Resurrezione, altrimenti avremo sprecato anche questa occasione.