Il Professore e la pace

 In POLITICA

Nel suo post sulla guerra in Libia, il prof. Odifreddi – citando la richiesta di Bossi e Maroni sulla fine della guerra in Libia – attacca a testa bassa il Presidente Napolitano e il Presidente Obama.

Riporto per facilità alcuni pezzi.

Cita le parole del Capo dello Stato, il prof. Odifreddi: “l’Italia non poteva guardare con indifferenza o distacco gli avvenimenti in Libia, un paese a noi così vicino e col quale abbiamo nel tempo stabilito rapporti così intensi”. E che “non poteva rimanere inerte dinanzi all’appello del Consiglio di sicurezza perchè si proteggesse una popolazione che chiede libertà, autonomia, giustizia”.

La prima affermazione del Presidente equivale a dire che l’intervento è giustificato perchè lì’Italia ha trascorsi coloniali in Libia. Argomento singolare, visto che semmai questi trascorsi sono da considerarsi delle colpe, e non dei meriti. E che scuse di questo genere sono spesso invocate dalle potenze ex-coloniali, Francia e Inghilterra in testa, per giustificare i loro tentativi di proseguire il colonialismo con altri mezzi e sotto altre forme.

La seconda affermazione del Presidente è formalmente corretta, perchè un appello generico del Consiglio di Sicurezza c’è stato. Ma è sostanzialmente scorretta, perchè un pressing specifico sull’Italia è stato fatto da Obama su Berlusconi, e la missione in Libia è gestita dalla Nato. Dunque, l’affermazione equivale a dire che l’intervento è dovuto perchè così ordinato dalla nostra potenza di riferimento, con la quale siamo stati, siamo e rimaniamo in rapporti di vassallaggio.

Siamo nel XXI secolo e continuiamo a parlare con parole e categorie di pensiero del Novecento: parliamo di passato coloniale e di vassallaggio verso gli Stati Uniti, ma non si legge – nell’intervento del matematico piemontese – mezza proposta per salvare la popolazione libica da un criminale come il colonnello Gheddafi.

E se Maroni già non dovrebbe neanche pronunciare quelle parole che ha pronunciato domenica, in quanto egli è un Ministro e per giunta dell’Interno del nostro Governo, il professor Odifreddi sposa una tesi strampalata che è sempre così comune tra i componenti del sedicente movimento pacifista.

Nel prosieguo del suo intervento Odifreddi mischia sapientemente le guerre in Afghanistan e in Iraq all’attuale vicenda libica, non considerando quanto queste tre “guerre” siano differenti per genesi e per causa. E se riguardo a quella in Iraq non ho avuto alcun dubbio nel condannarla, poiché mancava qualunque base di diritto internazionale per muovere mezzi militari contro Saddam (che restava comunque un dittatore sanguinario), nel caso dell’Afghanistan il discorso era più complicato. Una risoluzione delle Nazioni Unite era presente e soprattutto si erano dimostrati i collegamenti con l’allora governo afgano dei Talebani con l’organizzazione terroristica di Osama Bin Laden, responsabili degli attacchi dell’11 settembre 2001. E al di là dei soliti complottisti, capaci solo di concepire trame oscure degli americani ai danni di loro stessi, la strage delle Torri Gemelle, del Pentagono e dell’aereo caduto in Pennsylvania sono perfettamente considerabili come un attacco all’America (titolo di quasi tutti i giornali dell’epoca) e quindi ad un Paese dell’Alleanza Atlantica. Pertanto – giuridicamente – la guerra in Afghanistan è giustificabile. Naturalmente il come è stata condotta, con quali politiche e con quali criteri di collaborazione con il governo succeduto ai Talebani può essere fonte di perplessità, di condanna e di distinguo.

Sulla missione libica invece credo che il professore prenda una storica cantonata. Anche in questo caso l’ONU si è pronunciata ma il matematico ne prende subito le distanze, parlando di generico appello. A volte credo che le persone proprio non vogliano aprire gli occhi e non vogliano capire.

Mi capita anche su argomenti meno seri e più frivoli: c’è una sorta di mega fetta di prosciutto davanti a ciascuno degli occhi di molti osservatori che li rende ciechi di fronte agli avvenimenti. Ma cos’altro poteva fare la comunità internazionale di fronte al rischio che le popolazioni libiche si trovavano di fronte? Stare a guardare? Lavarsi le mani come Pilato?
Non riesco a concepire che razza di pacifismo sia questo.

Ricordo nel 1999 processioni intere di sedicenti pacifisti, capitanati da Armando Cossutta, recarsi sotto i ponti di Belgrado bombardata dalle aviazioni della Nato, per protestare contro quella guerra. Ma nessuno di questi pacifisti, che comunque almeno sulla carta dovevano avere una sorta di vicinanza con Milosevic, che si prodigasse per parlare con il dittatore serbo e lo obbligasse a porre fine al genocidio in Kossovo.

Anche allora i leghisti, con in testa Borghezio (sempre lui!), difendevano l’autodeterminazione del popolo serbo … infischiandosene se questa avveniva alle spese del popolo kossovaro, tanto era di religione islamica!

Non riesco a trovare una ricetta alternativa nelle parole di Odifreddi, così come in quelle di Giulietto Chiesa ad esempio. Sono sempre parole “contro” il colonialismo americano, il vassallaggio italiano nei confronti di Obama e dei suoi predecessori, ma mai che si senta una proposta secca, rapida ed efficace per porre fine alle sofferenze dei popoli.

Mi piacerebbe sapere infatti qual è l’alternativa per tutti questi personaggi, che oggi si stracciano le vesti contro la guerra in Libia, ad un appoggio militare ai ribelli. In che modo avrebbero risolto loro la questione se neanche l’amico intimo del Colonnello riusciva ad invitarlo ad andare via? Come avrebbero aiutato le popolazioni insorte, armate soltanto di tweet e di chat? E di fronte alla richiesta del Governo provvisorio di Bengasi (tra l’altro la bandiera di questo governo svetta sull’ambasciata in Italia, su via Nomentana a Roma), di un aiuto aereo per contrastare l’aviazione libica fedele al Raìs, che avrebbe risposto, il prof. Odifreddi, di pazientare un pochino fino a quando qualcuno riusciva a convincere Gheddafi a ritirarsi e indire libere elezioni e lasciare libertà di stampa, informazione, economia e via dicendo?

Mi chiedo se Odifreddi, e coloro che la pensano sempre come lui, abbiano mai riflettuto su una cosa: se nel 1943 gli alleati, dopo l’armistizio dell’8 settembre, avessero deciso di non aiutare militarmente la Resistenza, come sarebbe andata a finire? Si rendono conto che questa primavera araba è per il Maghreb ed il Medio Oriente quello che è stato per noi il biennio che ci ha portato alla liberazione dal nazi-fascismo? Si rendono contro – gli antiamericani di professione – che stiamo parlando di dittature allo stesso modo di quando vi erano nel Vecchio Continente? O le nostre valevano di più?

p.s. Riporto l’articolo 11 della nostra Costituzione, dato che viene spesso citato dai pacifisti:

“L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.”

Certo l’Italia non può muovere guerra per un confine o per sottomettere un altro popolo, ma non c’è scritto – nella nostra Costituzione – che bisogna stare inerti di fronte ai genocidi e ai massacri.

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