La confusione libica
L’ex maestro di sci dei figli del nostro Presidente del Consiglio, temporaneamente prestato ad un lavoro sicuramente meno prestigioso che occuparsi del talento sciistico degli eredi al trono di Arcore, il Ministero degli Affari Esteri, sembra una pallina da flipper per come rimbalza fra mille diverse dichiarazioni su Gheddafi, nucleare, intervento in Libia, comando militare alla Nato.
Il Ministro della Difesa (che Dio ci aiuti!) La Russa prima afferma che gli aerei italiani devono partecipare ai raid, poi precisa, rettifica.
Lo Stato Maggiore della Difesa emette una specie di comunicato stampa criptico mentre un pilota viene intervistato dalle TV e afferma qualcos’altro.
Nel frattempo il nostro Premier sembra un tantino depresso – forse per il fallimento di un’amicizia così sincera ed importante con l’inventore del Bunga Bunga – e esprime dolore per il povero Colonnello, affermazione che fa scopa tragicamente con il famoso “non voglio disturbarlo” mentre il Colonnello faceva ammazzare un po’ di civili!
Ma che succede? Siamo su “Scherzi a Parte!” oppure il trio Berlusconi-Frattini-LaRussa sta pensando ad un nuovo show televisivo “A chi spara più ca..te!”?
Dall’altro lato dell’emiciclo parlamentare per la prima volta si vede un PD abbastanza deciso, ben consapevole che l’uso della forza per applicare una risoluzione ONU è sempre l’extrema ratio, perché come ha detto Concita De Gregorio in TV lo scorso fine settimana, il ricorso alla violenza (perché che la si chiami guerra o no sempre violenza è) è sempre un qualcosa di triste, anche quando è inevitabile affinché la situazioni non peggiori ulteriormente.
A lato di PD e PDL invece Vendola e Bossi sono inedidamente uniti, così come fecero a suo tempo lo stesso Bossi e Cossutta nel 1999 in occasione dell’intervento in Kossovo. Ora se per quanto concerne i post-comunisti posso anche ideologicamente comprendere la posizione (antiamericani, anti-Nato, sempre opposizione, noi duri e puri, e via dicendo) non riesco proprio a capire come un movimento – che proclama ogni giorno la sua totale dedizione all’autodeterminazione dei popoli tanto da inventarsi un proprio popolo, quello padano, ad hoc – nei Balcani si sia andato di fatto a schierare con Milosevic e adesso si schiera con Gheddafi. Sì perché la posizione neutrale, tanto cara a noi italiani, non mi sembra che si applichi in questo caso, così come nel 1999. La posizione di non belligeranza (altro capolavoro di lessico giornalistico) del Duce era infatti in un conflitto fra diversi paesi, non tra un popolo che vuole ribellarsi e rivendicare i propri diritti civili e un dittatore che non esita a schiacciare i ribelli se non la smettono di ribellarsi. E non mi sembra il caso di scomodare la Germania che sicuramente ha altre motivazioni rispetto a quelle leghiste e post-comuniste, così come Calderoli ha fatto ieri nell’intervista a “la Repubblica”.
La posizione leghista è di puro egoismo, soltanto per evitare una migrazione di massa in Italia, invitando l’Unione Europea a partecipare alla gestione della emergenza.
Che sarebbe anche corretto e sacrosanto se non fosse che ….
Se non fosse che in Politica Estera il nostro Paese è irrilevante perché così lo ha reso il Governo attuale: l’ultima visita di Gheddafi in Italia, il baciamano, il legame con il Governo russo, la famosa politica del Cucù tanto rivendicata dallo stesso Silvio Berlusconi, adesso stanno dando i loro frutti: a Bruxelles si sono rotti abbondantemente le scatole e se ne stanno fregando di quello che dicono, sbraitano e affermano Capo del Governo e suoi Ministri e Maestri di Sci!
Dall’altro lato dello scenario politico abbiamo ancora una volta la confusione delle parole: Gino Strada afferma in un’intervista che lui è sempre contro la guerra (ma chi diavolo è a favore sempre e comunque, o Strada?) e che sicuramente un intervento di protezione dei civili in Libia porterà inevitabilmente altre morti civili.
Nichi Vendola afferma invece che nella stessa risoluzione dell’ONU c’era la possibilità di una terza via.
Ok, posso anche capire che la guerra fa orrore, che uccidere è qualcosa di profondamente scioccante però né Strada né Vendola dicono quale sia la terza strada, quale percorso diplomatico intraprendere per contrastare un uomo che – soltanto qualche decennio fa – fu il mandante di un attentato del quale resta il monumento che si può vedere nell’immagine seguente:
Allora che fare? La confusione regna sovrana e intanto Gheddafi sta assediando Bengasi …
Forse però una cosa potrebbero fare tutti gli amplificatori giornalistici del Berlusconi pensiero: smetterla di difenderlo sempre e comunque. Ridare dignità alle loro testate, dal TG1 in primis fino a Giuliano Ferrara, intellettuale fine ed intelligente prestato a fare da spin doctor ad un Cavaliere in discesa rapida, ridare fiato ad un onesto dibattito culturare ed intellettuale, riconoscendo quando si sbaglia. Perché non si può continuare con questo tira e molla continuo, con questo schierarsi sempre o di qua o di là senza mai ammettere la possibilità che chi sta dalla nostra parte qualche volta sbagli.
Se finalmente Ferrara, Feltri, Belpietro, Sallusti, Porro, Minzolini, Minum, Fede, Mulè, Giordano, Paragone e tutti i vari giornalisti “da novanta“, che difendono strenuamente Berlusconi dalle toghe rosse, riuscissero a ritrovare un po’ di obiettività (sempre che l’abbiano mai avuta!) e prendessero le distanze dalla “politica del cucù” forse l’opinione pubblica italiana si potrebbe formare con più onestà e sicuramente sarebbe un contributo a diradare la confusione sul tema libico.
Perché la mancanza di prestigio di un Paese è un danno che poi paghiamo tutti, contribuenti ed evasori, cittadini e immigrati, aziende e lavoratori, travet e politici.
p.s. domenica scorsa guardavo in TV Udinese-Catania e mi ha colpito lo striscione di vicinanza al popolo giapponese (particolarmente gradito anche agli etnei dato che nelle file rossoazzurre milita l’attaccante nipponico Morimoto). Mi domando: quando vedremo negli stadi gli striscioni di vicinanza ai popoli tunisini, egiziani, libici, yemeniti, arabici, iraniani? Oppure la vicinanza ad un popolo dipende dalla presenza del relativo governo al G8/G20? Perché se in Giappone la catastrofe è stata naturale forse quella nel Maghreb è solo responsabilità dell’essere umano e dei suoi egoismi. Credo che quei popoli meritino solidarietà e appoggio anche da parte di chi ha avuto più fortuna con la cicogna ed è stato depositato sotto un cavolo italiano, piuttosto che sotto uno a Tripoli!