Contestualizziamo ancora, Monsignore?

 In POLITICA

Dopo la Comunione alle esequie di Raimondo Vianello e la barzelletta con annessa bestemmia, Mons. Fisichella, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, giustificò la seconda invitando a “contestualizzare” l’evento e chiarì la prima con una stupenda spiegazione formale su come il Capo del Governo avesse de facto ripristinato la situazione ex ante a seguito della separazione dalla seconda moglie. Quindi poteva formalmente comunicarsi.

Ma cosa ha da dire oggi invece Mons. Fisichella e tutte le gerarchie ecclesiastiche? Dopo l’alluvione di carte, di scandalo e di schifo che ha inondato il nostro Paese, può ancora il Papa, con Cardinali, Vescovi e Presbiteri, tacere di fronte allo scempio della morale pubblica?

Sono più importanti gli accordi per i sovvenzionamenti alle scuole cattoliche, le leggi sul fine vita e sulla fecondazione assistita, l’ora di religione, l’8 per mille, sono questi accordi molto più importanti dello stesso Messaggio che il Fondatore della stessa Chiesa Cattolica ha inviato oltre due millenni fa?

Può il Papa tacere di fronte allo scandalo di un Presidente del Consiglio immerso in orge e festini di dubbia moralità?

Cosa fa più danni alla morale di un Paese? Il matrimonio fra due uomini o due donne che si amano e si rispettano oppure un manipolo di vecchi guardoni che tratta le donne come oggetto del loro desiderio, facendole vivere addirittura come in un harem per soddisfare i suoi bisogni di vecchio malato di sesso?

E come la mettiamo di fronte al Messaggio di quell’Uomo che ci insegnò “guai a chi procura scandalo ai bambini”?

Oggi su Repubblica un trafiletto da Oltretevere sosteneva che il silenzio del Vaticano vale quanto una condanna: non la penso proprio così. Io credo che la Chiesa Cattolica oggi più che mai non solo debba condannare il malcostume ma dire una parola di conforto per tutti quei fedeli che si sentono mortificati da personaggi che vengono ricevuti in pompa magna nei palazzi pontifici o che vengono additati come strenui difensori dei valori cattolici.

Siccome mi ritengo un cattolico, pessimo per quanto si vuole, ma cattolico, vorrei dire che i valori del Presidente del Consiglio non sono i miei. E come ha detto stamane sul suo blog Vittorio Zucconi, io non sono lui.

Vorrei che il Capo della Chiesa Cattolica e tutti i suoi fratelli nell’Episcopato ritrovino la forza di Giovanni Paolo II che ad Agrigento urlò contro la mafia tutta la sua condanna. Vorrei che il Papa, i Cardinali e i Vescovi si ricordino di un grandissimo Pontefice, papa Roncalli, che non esitò a prendere un microfono e a proferire un altissimo discorso che contribuì decisamente nel raffreddare gli animi troppo surriscaldati fra Krusciov e Kennedy! Per la Chiesa deve pensare più in grande di mere beghe di bottega.

E lo stesso Papa Giovanni XXIII, in un famosissimo discorso dalla finestra del suo appartamento, invitava tutti i romani convenuti in piazza San Pietro a dare una carezza ai propri bimbi, una volta tornati a casa, la famosa “carezza del Papa”.

Non credo sia molto ecumenico che tra le proprie mura le carezze si siano trasformate in palpeggi ad una ragazzina che avrà pure le fattezze di una donna, ma pur sempre ragazzina è!

 

 

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