Il costo del lavoro

 In POLITICA

Ieri sera, tornando nella casa romana che mi sta ospitando in questo periodo, mi sono soffermato a pensare al fatto che spendo circa tre ore del mio tempo sull’autobus e sulla strada soltanto per raggiungere il posto di lavoro e tornare la sera dalla mia famiglia.

Tre ore al giorno, sono quindici ore la settimana, sessanta ore al mese: in altre parole in un mese si spende circa una settimana (e mezza) lavorativa (il mio contratto è di 40 ore settimanali!) solo per raggiungere il posto di lavoro.

E io sono anche fortunato perché la mattina posso prendere l’autobus al capolinea, sfogliare un giornale, leggere un buon libro e pensare ai fatti miei. C’è chi invece quelle tre ore al giorno, e anche più, è costretto a farle in moto o in auto, e se può prendere i mezzi pubblici è costretto a stare come le sardine, senza poter né leggere né pensare, se non soltanto a come evitare di pestare e farsi pestare i piedi dal vicino di scatoletta …

Quando penso a questa enorme quantità di tempo letteralmente buttata al vento mi chiedo se questo modello economico-lavorativo sia un progresso o sia piuttosto un grande bluff.

Penso al fatto ad esempio che per molti di noi la maggior parte delle attività lavorative quotidiane si potrebbero fare a casa, seduti davanti al nostro computer, recandoci in ufficio soltanto per urgenze indispensabili e riunioni necessariamente de visu, quando cioè anche il banale collegamento con Skype non è sufficiente e la presenza ed il contatto umano è necessario (nessuna macchina ci toglierà mai il calore e il pathos che un incontro fra due individui ci dà).

Abbiamo però mutuato, in una società ipercomunicativa come quella attuale, le modalità proprie dell’organizzazione del lavoro delle fabbriche: tu stai qui buono in ufficio, io ti controllo e ti pago per il tempo che tu stai qui in ufficio. In altre parole, nonostante tutti i buoni propositi filosofici il nuovo lavoro non è altro che uguale al vecchio, solo fa finta di essere più figo e moderno perché ormai esistono i fogli elettronici al posto delle calcolatrici, i word processor anziché le macchine da scrivere e la posta elettronica ha soppiantato la classica lettera cartacea.

Nel frattempo sto leggendo il libro “Adesso basta!”, di Simone Perotti, l’ex manager che ha mollato tutto e si è messo a fare le cose che più gli piacciono, con un downshifting realizzato e non solamente sognato. Illuminante!

Mi sembra poi che quando i grandi economisti parlano di “costo del lavoro” probabilmente non mettono in conto il prezzo che noi lavoratori paghiamo di tasca nostra con quelle 60 ore al mese. Qualcuno mi obietterà: ma se devi andare in ufficio e ancora non hanno inventato il teletrasporto un certo lasso di tempo dovrai pur metterci! Vero, sacrosanto ma qualcosa come un’ora-un’ora e mezza per fare sette chilometri e mezzo non è un tantino troppo? E quelli che spendono ore e ore in coda sul GRA, sulla Tangenziale di Milano, di Catania, su Viale della Regione Siciliana a Palermo, al passante di Mestre, alle porte di Firenze e a Bologna (basta sintonizzarsi sul canale ISORADIO dal lunedì al venerdì la mattina ….)? Spendono benzina, stress, tempo che non viene assolutamente rimborsato e che andrebbe in qualche modo “quotato” nel conto economico che ciascuno di noi dovrebbe impare a fare, non soltanto per la gestione del proprio budget mensile, ma proprio per un’analisi costi-benefini di talune scelte professionali e logistiche.

Siamo infatti al paradosso che per lavorare 40 ore settimanali noi ne sprechiamo 15 sulle strade. E se consideriamo che la pausa pranzo spesso è di un’altra ora (cosa assurda considerando che la maggior parte di noi mangia con i colleghi, e quindi spesso continua a lavorare a pranzo, o mangia di corsa perché ormai tutto è frenesia!) in una settimana noi lavoriamo formalmente 40 ore e altre 20, cioè la metà del tempo che passiamo in ufficio, la spendiamo in attività connesse al lavoro!

L’assurdo sta che le macchine che abbiamo inventato anziché restituirci del tempo per noi stessi, per la nostra evoluzione personale e morale, ce ne stanno sottraendo molto di più!

Grazie ai PC è aumentata enormemente la produttività rispetto a quando si utilizzavano penna, carta, calamaio e calcolatrice, ma non è che si lavora di meno …. anzi! Dato che questo aggeggio infernale fa qualunque cosa … spremiamolo e spremiamoci sempre di più!

C’è qualcosa che proprio non mi torna in questo modello sociale!

Recommended Posts
CONTATTAMI

Per qualunque informazione scrivimi e ti risponderò al più presto possibile.

Not readable? Change text. captcha txt
0
VINCENZOPISTORIO.COM